Un’Italia che vince. Due volte
L’Italia vince il campionato europeo di basket nella categoria Under 20 e gli azzurri danno una lezione agli haters razzisti, vincendo per la seconda volta

Un’Italia che vince. Due volte
L’Italia vince il campionato europeo di basket nella categoria Under 20 e gli azzurri danno una lezione agli haters razzisti, vincendo per la seconda volta
Un’Italia che vince. Due volte
L’Italia vince il campionato europeo di basket nella categoria Under 20 e gli azzurri danno una lezione agli haters razzisti, vincendo per la seconda volta
Mi sa proprio che gli Azzurri della Nazionale under 20 di basket abbiano sollevato il trofeo più bello nel dopo partita della finale del campionato europeo di categoria, vinto domenica contro la Lituania.
Hanno dominato in campo la selezione di un Paese storicamente straordinario nella pallacanestro, fatto segnare una serie di riconoscimenti anche a livello dei singoli – a cominciare dal miglior giocatore dell’intero torneo, Francesco Ferrari – ma sopra ogni altra cosa hanno ‘dedicato’ la vittoria agli haters razzisti.
Questi ultimi avevano avuto più di qualcosa da ridire (pensate un po’…) sui giocatori di colore presenti in squadra. “Ci hanno caricato come nient’altro“ la sintesi del pensiero che la squadra – poche volte, come in questo caso, il sostantivo ‘squadra’ ha avuto senso compiuto – ha voluto dedicare a questi stupidi.
‘Stupidì’ è poco, ma è ciò che ci viene concesso e deve essere limitato dal livello pubblico del dibattito. Come giusto.
Siamo ben più che sconcertati, stanchi e disgustati da questi soggetti. Sempre più numerosi e sempre più rumorosi in, particolar modo nei social. Pronti a scaricare tutto il veleno accumulato in un’esistenza all’evidenza povera di significati sul primo obiettivo che capiti loro a tiro di tastiera.
Solo che questa volta, insieme ai nuovi italiani di colore messi al centro dei loro insulsi attacchi, gli inutili hanno trovato una squadra a far muro e ora se ne restano lì, a schiumare rabbia nella loro cameretta e davanti ai loro smartphone.
Inutili e probabilmente irrecuperabili.
Sì, perché comincio a essere stufo di dover cercare sempre di dare una seconda opportunità a chi ne ha buttate al macero già almeno una ventina.
Di Fulvio Giuliani
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