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Via i vestiti per punizione. Nuovo shock nella ritmica

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Via i vestiti per punizione. Nuovo shock nella ritmica. Metodi vessatori, violenti, di cui era a conoscenza anche la Federginnastica. Dopo Maccarani, spunta anche il nome di Julieta Cantaluppi, ex allenatrice della Società Ginnastica Fabriano e della Nazionale juniores

Via i vestiti per punizione. Nuovo shock nella ritmica

Via i vestiti per punizione. Nuovo shock nella ritmica. Metodi vessatori, violenti, di cui era a conoscenza anche la Federginnastica. Dopo Maccarani, spunta anche il nome di Julieta Cantaluppi, ex allenatrice della Società Ginnastica Fabriano e della Nazionale juniores

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Via i vestiti per punizione. Nuovo shock nella ritmica

Via i vestiti per punizione. Nuovo shock nella ritmica. Metodi vessatori, violenti, di cui era a conoscenza anche la Federginnastica. Dopo Maccarani, spunta anche il nome di Julieta Cantaluppi, ex allenatrice della Società Ginnastica Fabriano e della Nazionale juniores

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Via i vestiti per punizione. Nuovo shock nella ritmica. Metodi vessatori, violenti, di cui era a conoscenza anche la Federginnastica. Se quanto emerge dalle intercettazioni della Procura di Monza sul caso Emanuela Maccarani, guida tecnica della nazionale di ginnastica ritmica femminile dal 1996 al 2025 (peraltro licenziata dalla Federginnastica qualche giorno fa) e accusata di maltrattamenti su atlete di 14-16 anni, trovasse sponde e conferme, ci sarebbe la prova plastica, inaccettabile, di un sistema a base di maltrattamenti e punizioni alle atlete della ginnastica ritmica in Italia.

Per ora l’asse di questi comportamenti inappropriati a dir poco si sarebbero consumati, secondo le carte, tra i centri tecnici federali di Desio – dove ha lavorato Maccarani – e di Fabriano, dove emerge una nuova figura dai metodi anche più vessatori della stessa Maccarani, ossia Julieta Cantaluppi, allenatrice delle “farfalle” nel centro marchigiano. Dunque, atlete svestite e chiuse in uno stanzino. E pure costrette a spogliarsi, se “incapaci” di eseguire gli esercizi.

Sono inquietanti i dettagli che emergono dalle intercettazioni della procura monzese, su cui si deve andare con cautela. Perché a differenza del caso Maccarani, non ci sono denunce dirette delle atlete. Sono voci raccolte nell’ambiente contro Cantaluppi, che due anni fa ha lasciato all’improvviso la nazionale italiana.

“Quando non riuscivano a fare il lancio, dovevano togliersi una parte dei vestiti… quando le chiudeva in uno stanzino piccolo, freddo, senza telefoni, senza nulla. Perché si allenavano male, lei le metteva in punizione. Stavano sedute per terra…”, è uno dei brani intercettati, a proposito del “menu” di allenamenti di Cantaluppi per le sue ginnaste.

Tra le atlete da lei allenate c’era anche Sofia Raffaeli, bronzo ai Giochi di Parigi 2024. C’è un’altra intercettazione in cui, secondo quanto riferisce Olga Tishina, vice di Emanuela Maccarani, ci sarebbero state punizioni inflitte alle atlete: “Quando faceva fare a Raffaeli e Serena Ottaviani (l’esercizio di) lanciarsi il cerchio… quando non riuscivano a fare il lancio, dovevano togliersi una parte dei vestiti. E alla fine sono rimaste in mutande”.

Dalla Procura di Monza emerge anche un’altra intercettazione, tra Cantaluppi e Nina Corradini, ex atleta che insieme ad Anna Basta ha denunciato tre anni fa le pratiche della coach Maccarani, aprendo così il vaso di Pandora sui maltrattamenti: l’allenatrice chiede all’atleta cosa le fosse stato detto alla Procura di Monza, se se le atlete avessero accusato solo Maccarani e Tishina (la sua vice) o anche altro personale dello staff.

Ma forse il passaggio peggiore è che – almeno da quanto emerge dalle intercettazioni – la Federginnastica era al corrente dei metodi vessatori delle allenatrici sulle atlete. In una conversazione, l’ex presidente federale Gherardo Tecchi spiega a un dirigente quanto il sistema “è condannabile, nessuno lo condivide”. “Però”, dice subito dopo, “oggi Vanessa Ferrari è quella che è, Carlotta Ferlito è quello che è. La Vanessa Ferrari comunque ha fatto parte di un sistema del c…. perché, diciamocelo apertamente, una volta io ho visto Enrico prendere a sberle a Milano la Bergamelli (l’ex ginnasta Monica Bergamelli) per cui beh!”. I carabinieri hanno poi identificato quel nome con Enrico Casella, direttore tecnico della Nazionale di artistica femminile.

Di Nicola Sellitti

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