La prima giornata di ritorno di Serie A, in programma il 6 gennaio, si è giocata quasi per metà con ben 4 partite su 10 rinviate per le decisioni delle ASL: Atalanta-Torino, Salernitana-Venezia, Fiorentina-Udinese e Bologna-Inter. Ad eccezione di quest’ultima partita, tutte le altre ordinanze sono state ribaltate dai TAR che hanno dato ragione ai ricorsi della Lega Serie A.
Le 4 aziende sanitarie locali avevano bloccato lo spostamento dei calciatori e la possibilità di giocare i rispettivi match per i casi di positività nelle rose.
In particolare, l’Asl di Torino, alla luce degli 8 casi di positività al Covid-19 nella squadra granata – aveva disposto con ordinanza il divieto di allontanamento da casa di tutti gli appartenenti al gruppo, non solo dei positivi al tampone. Sulla stessa linea d’onda le decisioni dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale e dell’ASL di Salerno che avevano disposto l’isolamento non solo dei calciatori positivi di Udinese e Salernitana ma di tutta la squadra, staff incluso, in quanto contatti stretti.
Il caos generato dalla variante Omicron ha mostrato la debolezza del sistema e la necessità di uniformare le decisioni: squadre con lo stesso numero di positivi sono scese regolarmente in campo perché non bloccate dalle ASL. È il caso del Napoli che ha giocato la trasferta contro la Juventus, nonostante la positività di 11 membri (8 calciatori della prima squadra, l’allenatore Luciano Spalletti, un portiere della Primavera e un magazziniere).
Stona sin dal principio l’applicazione di regole territoriali a un campionato nazionale.
Le ordinanze del TAR sono state “bocciate” perché in contrasto con due norme:
E qui veniamo al punto: tutte le rose bloccate dalle ASL avevano ricevuto la terza dose e quindi in nessun modo i componenti potevano essere soggetti alla quarantena preventiva. Infatti, solo il TAR emiliano ha respinto il ricorso proprio perché i componenti del Bologna non hanno ancora ricevuto la dose booster, a cui dovrebbero sottoporsi proprio nella giornata di oggi.
A parziale tutela della decisione delle ASL va sottolineato che la il Decreto-Legge del 30 dicembre pur non obbligando alla quarantena preventiva chi rientra nelle suddette categorie, obbliga gli stessi ad indossare la mascherina FP2, cosa chiaramente impossibile sui campi da calcio.
Si aggiunga che, seppure in (forse troppo) poco tempo, la Lega Serie A ha redatto un nuovo protocollo Covid, chiaramente improntato al far giocare i match: con almeno 13 giocatori professionisti maggiorenni negativi al Covid, di cui almeno un portiere, si gioca. In tutti gli altri casi chi non gioca subirà lo 0-3 a tavolino con un punto di penalizzazione.
Protocollo che resta lettera morta nei casi in cui le ASL, che tutelano un interesse superiore quale la salute dei cittadini, vietano alle squadre di trasferirsi e/o di scendere in campo.
Con un comunicato ufficiale la Lega Serie A ha espresso “la massima soddisfazione per le pronunce giurisdizionali dei diversi Tar (Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Campania) che hanno riconosciuto la validità dei ricorsi contro i provvedimenti delle Asl che avevano impedito ad alcune formazioni di A la prosecuzione della propria attività sportiva”.
Da evidenziare la chiosa: ”Queste decisioni fanno ben sperare, come ribadito più volte nei giorni scorsi, che si possa arrivare in breve tempo a uniformare gli interventi delle Asl territoriali nel rispetto della legge e dei protocolli sportivi”. Se un’organizzazione sportiva deve sottolineare seri problemi di uniformità legale, qualcosa non torna.
Nel frattempo l’assemblea di Lega ha disposto il limite di 5.000 spettatori allo stadio per le prossime due giornate di campionato. Eppure, molti sono i club infelici di questa decisione, considerata, più che una soluzione scientificamente necessaria, una richiesta del governo, a danno di imprese che hanno già perso molti milioni, senza alcun ristoro.
A maggior ragione se si considera, come ha fatto il presidente della Lazio Claudio Lotito, che “i contagi sono aumentati quando il campionato era fermo”. Ancora più chiare le parole dell’ad dell’Inter Giuseppe Marotta; “È una soluzione che accettiamo, ma è puramente demagogica“. Il dirigente, infine, non ha risparmiato una frecciatina agli altri club: “All’Inter tutti hanno la terza dose, come sono messe le altre squadre?”.>
di Giovanni Palmisano
LA RAGIONE – LE ALI DELLA LIBERTA’ SCRL
Direttore editoriale Davide Giacalone
Direttore responsabile Fulvio Giuliani
Sede legale: via Senato, 6 - 20121 Milano (MI) PI, CF e N. iscrizione al Registro Imprese di Milano: 11605210969 Numero Rea: MI-2614229
Per informazioni scrivi a info@laragione.eu
Copyright © La Ragione - leAli alla libertà
Powered by Sernicola Labs Srl