Vincere tutto senza appagarsi
“Ho fame di miglioramenti. Voglio alzare ancora il livello”, parla Vito Dell’Aquila – il volto italiano due volte oro olimpico di taekwondo
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Vincere tutto senza appagarsi
“Ho fame di miglioramenti. Voglio alzare ancora il livello”, parla Vito Dell’Aquila – il volto italiano due volte oro olimpico di taekwondo
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“Ho fame di miglioramenti. Voglio alzare ancora il livello”, parla Vito Dell’Aquila – il volto italiano due volte oro olimpico di taekwondo
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“Ho fame di miglioramenti. Voglio alzare ancora il livello”, parla Vito Dell’Aquila – il volto italiano due volte oro olimpico di taekwondo
Vincere tutto in un anno, a 22 anni. Accomodarsi sul tetto del mondo e alimentare il fuoco per ritornarci, ai Giochi olimpici di Parigi. Vito Dell’Aquila è uno dei volti, dei corpi del taekwondo italiano, disciplina che conosce forse il momento più alto della sua storia. Il suo primo titolo mondiale è arrivato nel 2019. Poi la crescita, tra alti e bassi, sino al trionfo di Tokyo nella categoria -58 kg. Esattamente un anno dopo, ecco un altro successo ai Mondiali di Guadalajara in Messico, quando sul tatami consuma la sua impresa battendo il sudcoreano Jun Jang, campione in carica. «Ho vinto tutto e sono fiero di quello che ho conquistato ma per fortuna non sono assolutamente appagato» ci spiega Dell’Aquila. «Sono ancora giovanissimo e ho fame di palestra, di allenamenti, di miglioramenti. Voglio essere più costante e alzare ancora il livello».
Il taekwondo è una delle discipline che in Italia finiscono sotto i riflettori soprattutto alle Olimpiadi. «C’è stato un grande passo in avanti a livello mediatico, ma ancora non basta» riflette il campione pugliese. «È importante essere presenti nelle scuole, sui media e qualche diretta tv dei tornei più importanti potrebbe senz’altro giovare». Eppure forse mai prima d’ora l’Italia ha prodotto un livello così alto di talenti (con la storica eccezione del campano Mauro Sarmiento, argento a Pechino 2008 e bronzo a Londra 2012): oltre a Vito ci sono Simone Alessio e molti altri atleti. «La presenza di colleghi così forti è una grande motivazione. Serve per andare oltre il limite. Dopo aver vinto ai Giochi e ai Mondiali, resettare non è così facile: si deve ridefinire il target da centrare e soprattutto il modo di vedere lo sport. Ma se conservi dentro di te motivazione e passione le difficoltà pian piano svaniscono e ti focalizzi su nuovi obiettivi» spiega il campione olimpico in carica.
Il sogno di Vito – un concentrato di sacrificio e talento innato – si è sviluppato a Mesagne, nel Salento. Con appena 25mila abitanti, il suo paese di origine è la capitale mondiale del taekwondo: due ori olimpici in nove anni (l’altro è quello conquistato a Londra da Carlo Molfetta nella categoria +80 kg), quanti ne hanno vinto gli Stati Uniti in tutta la loro storia. Molfetta, ora team manager della Nazionale, era in Messico per l’oro di Vito. Sono cresciuti nella stessa palestra. Senza dimenticare che a meno di 30 chilometri da Mesagne è nato Fefè De Giorgi, commissario tecnico dell’Italvolley maschile che lo scorso anno ha vinto il titolo mondiale. Lo sguardo di Dell’Aquila è rivolto alle Olimpiadi di Parigi, dove arriverà da favorito: «Sono sempre state il mio sogno. L’ho già vissuto? Non me ne frega niente. L’esperienza olimpica è talmente bella che vorresti riviverla milioni di volte».
Di Nicola Sellitti
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