Sofia Goggia è sicuramente l’assoluta dominatrice di questa prima parte della stagione di Coppa del Mondo di sci. Ma Sofia è molto più che una semplice atleta.
Ci sono rari casi, nella storia dello sport, in cui le strisce di vittorie di un atleta finiscono per travolgere non solo gli avversari, ma anche la possibilità di inquadrarle nel loro giusto valore. È l’effetto paradossale, per esempio, del momento d’oro vissuto da Sofia Goggia, assoluta dominatrice di questa prima parte della stagione di Coppa del Mondo di sci.
Ha annichilito le concorrenti e fatto esaurire aggettivi e paragoni possibili alla stampa specializzata e all’intero ambiente. L’azzurra è arrivata a inanellare sette vittorie consecutive in discesa libera – una cosa semplicemente mostruosa – intervallando questa infinita serie di trionfi con due vittorie anche in super gigante.
Un simile ruolino nelle discipline veloci lascia attoniti, perché se i grandi dello sci sono riusciti a far loro intere stagioni in slalom speciale o gigante, imponendo la superiorità di una tecnica sopraffina, in discesa e superG vincere sempre significa dominare anche il caso. Quando si superano abbondantemente i 120 km/h o si affrontano curvoni su delle lastre di ghiaccio, i fattori che determinano la prestazione sono innumerevoli e in discreta misura indipendenti dalle capacità dello sciatore. Visibilità, tenuta della pista e scelta dei materiali in discesa libera sono assolutamente determinanti.
Sia come sia, Sofia Goggia non sembra temere niente e nessuno, asfaltando avversarie e condizioni esterne con una determinazione feroce. La sa nascondere dietro un sorriso pieno, luminoso e consapevole. Nelle sue esultanze, infatti, c’è tutta la coscienza di essere la più forte, forse non solo quest’anno. Per una che ha già vinto le Olimpiadi – prima azzurra di sempre a trionfare nella libera a cinque cerchi – riuscire a fissare sempre nuovi obiettivi diventa vitale per nutrire una determinazione agonistica quasi primordiale.
Sofia, come sa bene chi ha avuto l’occasione di conoscerla anche solo per motivi professionali, come chi scrive, non è una collezionista di vittorie (16 in Coppa del Mondo). Non è mossa dall’ansia del palmarès, delle coppe e delle medaglie. C’è qualcosa di più profondo nell’innescare la capacità di sopportare allenamenti terribili, che le permettono poi di dar sfogo in pista a una potenza e una classe fuori dall’ordinario. A Sofia piace da matti andar veloce sugli sci, alla fine è quasi tutto lì. Sono le sensazioni ad alimentare la voglia di dominare le difficoltà estreme imposte alle atlete da una disciplina vagamente folle e adrenalinica.
Sofia vi racconterà delle vittorie e lo farà di buon grado, di come abbia dovuto imparare a gestire le proprie emozioni, la propria testa, affidandosi anche al supporto di uno psichiatra. Nel farlo, saprà perfettamente di affrontare un tema a tutt’oggi molto delicato nel mondo dello sport, ancora avvolto da un’aura di diffidenza. Se volete, però, vederla aprirsi in un sorriso disarmante e sentirla parlare delle gioie intime regalatele dallo sci, bisogna lasciarla libera di parlare non di Coppe e gare, ma della sensazione del vento gelido che ti sferza la faccia quando voli al massimo della velocità umanamente possibile su un paio di sci. È nata per fare quello e lo sa fare come nessun’altra.
Alla superstar che si sta affiancando al mito di Deborah Compagnoni, non chiedete delle Olimpiadi di Pechino 2022 o del sogno di portare a casa la Coppa del Mondo generale, dopo l’amica ritrovata Federica Brignone. A quello risponderebbe con i luoghi comuni che i grandi campioni imparano a utilizzare per disinnescare la stampa. Se volete capire il fenomeno Goggia dovete pensare a una bambina che impara a sciare sulle nevi bergamasche di Foppolo e lì sente di aver incrociato il destino della propria vita. Andando più veloce che si può.
di Diego de la Vega
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Tag: Italia
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