Zaniolo, prima che sia troppo tardi
| Sport
Il caso Zaniolo è figlio di un calcio ansiogeno. Il centrocampista, che ha rotto con la Roma, non ha ancora molto tempo per rendere gloriosa, e non irrilevante, la sua carriera

Zaniolo, prima che sia troppo tardi
Il caso Zaniolo è figlio di un calcio ansiogeno. Il centrocampista, che ha rotto con la Roma, non ha ancora molto tempo per rendere gloriosa, e non irrilevante, la sua carriera
| Sport
Zaniolo, prima che sia troppo tardi
Il caso Zaniolo è figlio di un calcio ansiogeno. Il centrocampista, che ha rotto con la Roma, non ha ancora molto tempo per rendere gloriosa, e non irrilevante, la sua carriera
| Sport
AUTORE: Fulvio Giuliani
Il caso Zaniolo è tante cose, ma innanzitutto la faccia – una delle meno belle – del calcio del terzo millennio. Bulimico, ansiogeno, incapace di farsi il tempo necessario a capire cosa sia meglio per il singolo e la squadra.
Un talento che rischia di buttarsi via, esattamente come non pochi prima di lui. Balotelli su tutti, monito imperituro per chi creda che bastino un paio di fiammate di classe e una manciata di goal – pure decisivi, si pensi al “Balo” nell’ormai remoto Europeo contro la Germania – per fare di un ragazzo un campione.
Il romanista è già a un bivio, fra una carriera degna di essere costruita e goduta come meriterebbe e l’irrilevanza. Non suoni eccessivo, ma quando rompi con l’universo mondo, ti nutri di un’inutile e controproducente sovraesposizione social (anche per procura), non giochi più e finisci in uno sfibrante braccio di ferro con chi ti ha lanciato è un attimo sparire dai radar.
Perché puoi rifiutare non senza ragioni un trasferimento non gradito in una squadra di secondo piano, ma la verità è che, se nessun altro ti chiama, forse sei stato sopravvalutato. Se il Milan non fa follie per te ci sarà un motivo. Brutale, ma onesto.
Forse, soprattutto, chi dovrebbe curare i tuoi interessi ti ha ingannato, pompandoti manco fossi Messi, quando sei un buon prospetto e nulla più.
Che storia amara, che parabola vorticosa e istruttiva quella di Nicolò Zaniolo, il talento che poteva studiare da bandiera giallorossa e si è accontentato di non crescere mai e fare il “fuoriclasse” dei social. Addirittura additato come “traditore” e sul punto nella capitale si dovrebbero dare tutti una bella calmata.
C’è ancora tempo, ma non molto e il ragazzo avrebbe tanto bisogno non di procuratori e sanguisughe, ma di qualcuno che lo proteggesse da se stesso e da un clan tossico.
Ricordando a lui e a tutti cosa sia il calcio e quanto dura e faticosa sia la via – senza scorciatoie – per poter lasciare un segno.
Di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Addio a Laura Dahlmeier, campionessa di biathlon. Aveva 31 anni
30 Luglio 2025
È morta all’età di 31 anni Laura Dahlmeier, campionessa di biathlon. La giovane è stata travolta d…

Mondiali Singapore 2025: doppio Oro per l’Italia con Cerasuolo nei 50 rana e la coppia Santoro-Pellacani nei tuffi sincronizzati
30 Luglio 2025
Mondiali Singapore 2025: doppio Oro per l’Italia con Cerasuolo nei 50 rana e la coppia Santoro-Pel…

Caso Cogliandro, l’Italia della pallavolo tra trionfi e discriminazioni
30 Luglio 2025
E poi ecco Asja Cogliandro, 29 anni, quindici dei quali trascorsi a giocare fra la serie A1 e l’A2…

Solitario, enigmatico, divisivo, mai banale: Ceccon, nessuno come lui nello sport italiano
29 Luglio 2025
Thomas Ceccon ha prodotto l’ennesimo soliloquio tv dopo l’argento – per 5 centesimi – ottenuto nei…
Iscriviti alla newsletter de
La Ragione
Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.