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AI Act, Confindustria Cultura contro le norme attuative: “Creano incertezza giuridica”

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La terza bozza del Codice di condotta GPAI dell’AI Act rappresenta un passo indietro rispetto a questi obiettivi

AI Act

AI Act, Confindustria Cultura contro le norme attuative: “Creano incertezza giuridica”

La terza bozza del Codice di condotta GPAI dell’AI Act rappresenta un passo indietro rispetto a questi obiettivi

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AI Act, Confindustria Cultura contro le norme attuative: “Creano incertezza giuridica”

La terza bozza del Codice di condotta GPAI dell’AI Act rappresenta un passo indietro rispetto a questi obiettivi

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Da quando l’AI in tutta la sua forza ha iniziato ad affacciarsi nelle nostre vita abbiamo analizzato e raccontato quanto stava accadendo, aggiornandovi di volta in volta circa le novità. Quanto emerso oggi preoccupa non poco. In una nota diffusa in giornata, Confindustria Cultura Italia, insieme ad autori e imprese culturali e creative europee, ha criticato le norme attuative emerse dalla terza bozza dell’AI Act, ritenendole profondamente inadeguate perché insufficiente a tutelare gli interessi del comparto.

L’AI Act mira per sua stessa natura a tutelare i diritti di autori, artisti e altri titolari di copyright, imponendo ai fornitori di Intelligenza Artificiale a Scopo Generale (GPAI) l’obbligo di rispettare il diritto d’autore UE e fornire un riepilogo dettagliato dei contenuti utilizzati per l’addestramento. Questo è un aspetto essenziale per bilanciare lo sviluppo dell’IA con la protezione del settore creativo europeo.

Tuttavia, la terza bozza del Codice di condotta GPAI rappresenta un passo indietro rispetto a questi obiettivi. Il testo genera incertezza giuridica, interpreta erroneamente il diritto d’autore e indebolisce gli obblighi dell’AI Act. Di fatto,  indebolisce ulteriormente l’obbligo di conformità al diritto d’autore UE e all’AI Act. In diversi punti, infatti, si limita a richiedere ai fornitori di GPAI di compiere “sforzi ragionevoli” per rispettare la normativa, senza imporre obblighi chiari e vincolanti. Tuttavia, tali impegni vaghi o il semplice incoraggiamento all’adozione di misure non sono sufficienti a garantire una reale tutela del diritto d’autore o il rispetto dell’AI Act.

Nonostante il contributo costruttivo di molti rappresentanti del settore creativo, le principali criticità sollevate sono state ignorate dai redattori del Codice. Di conseguenza, per Confindustria Cultura e i firmatari della nota congiunta, la bozza non è adeguata e non dovrebbe essere approvata senza significativi miglioramenti. In assenza di modifiche sostanziali, sarebbe preferibile non adottarla affatto.

“Se le misure attuative saranno quelle delineate nella terza bozza, l’AI Act fallirà completamente l’obiettivo che si era dato e si aprirà il varco a plateali violazioni delle norme europee sul diritto d’autore a danno dei cittadini, degli autori, delle imprese”, ha dichiarato il presidente di Confindustria Cultura Italia (CCI) e dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Innocenzo Cipolletta: “Insieme a tutte le associazioni degli autori e delle industrie culturali e creative europee respingiamo l’attuale testo e chiediamo che Commissione, Europarlamento e Stati membri ne denuncino l’inadeguatezza”.

“Se fosse approvato così com’è, il Codice di condotta violerebbe l’AI Act e la Direttiva Copyright”, ha continuato Cipolletta: “Si crea un porto sicuro per le big-tech, sollevandole dalla responsabilità di rispettare concretamente il diritto d’autore europeo e di agire con trasparenza. E si dice ai titolari dei diritti di farsi una ragione del fatto che le big-tech abbiano abusivamente utilizzato le loro opere. Una sorta di amnistia per poche e ricchissime persone a danno di milioni di cittadini europei: autori, interpreti, esecutori, traduttori, giornalisti, editori, produttori, lavoratori delle industrie creative…”.

Inoltre, il meccanismo di gestione dei reclami proposto nella bozza è inefficace, limitandosi a prevedere un sistema per la presentazione delle segnalazioni senza indicare misure concrete per risolverle. Questo lo rende un atto puramente simbolico, privo di reale tutela per i titolari dei diritti.

Il Codice dovrebbe invece introdurre obblighi chiari affinché i fornitori di GPAI rispettino i principi fondamentali del diritto d’autore: ottenere un’autorizzazione preventiva e evitare l’uso non autorizzato di materiali protetti.

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