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AI Act: le comunità creative europee denunciano un tradimento della promessa di tutela del diritto d’autore

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Le associazioni dei titolari dei diritti d’autore europei lanciano un appello alla Commissione e ai colegislatori in vista dell’AI Act: “Così si svendono cultura e creatività all’industria dell’IA”.

AI Act: le comunità creative europee denunciano un tradimento della promessa di tutela del diritto d’autore

Le associazioni dei titolari dei diritti d’autore europei lanciano un appello alla Commissione e ai colegislatori in vista dell’AI Act: “Così si svendono cultura e creatività all’industria dell’IA”.

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AI Act: le comunità creative europee denunciano un tradimento della promessa di tutela del diritto d’autore

Le associazioni dei titolari dei diritti d’autore europei lanciano un appello alla Commissione e ai colegislatori in vista dell’AI Act: “Così si svendono cultura e creatività all’industria dell’IA”.

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Nonostante un impegno esteso, partecipato e di buona fede, le comunità dei titolari dei diritti d’autore in Europa esprimono una profonda delusione per il pacchetto attuativo dell’AI Act. Secondo una dichiarazione congiunta, il risultato finale non risponde alle preoccupazioni fondamentali sollevate negli ultimi mesi, rappresentando non un compromesso, ma un’occasione mancata.

L’articolo 53 dell’AI Act – sottolineano i firmatari – era stato concepito per offrire ai titolari dei diritti uno strumento concreto per difendersi dall’utilizzo massiccio e non autorizzato delle proprie opere da parte dei fornitori di modelli di intelligenza artificiale generativa (GenAI). Tuttavia, le disposizioni attuative, così come presentate, avrebbero ignorato proprio il feedback dei soggetti che più avrebbero dovuto beneficiare della normativa.

A risultarne avvantaggiati, accusano, sono gli sviluppatori di modelli di GenAI che continuano a basare l’addestramento dei loro sistemi su scraping e utilizzo non autorizzato di contenuti protetti, in violazione del diritto d’autore europeo.

Con un apporto pari a quasi il 7% del PIL dell’Unione Europea, oltre 17 milioni di lavoratori coinvolti e un impatto economico superiore a quello dei settori farmaceutico, automobilistico e high-tech, l’industria culturale e creativa europea rappresenta un pilastro economico e identitario dell’UE.

Eppure, denunciano i firmatari, viene oggi svenduta in nome di un’interpretazione dell’innovazione che non rispetta le regole del mercato né il principio di trasparenza. “I danni e la concorrenza sleale sono già visibili ogni giorno“, scrivono. Al centro della contestazione c’è anche il Codice di condotta proposto dalla Commissione, che secondo i firmatari non garantisce affatto un livello sufficiente di trasparenza sull’origine dei dati usati per addestrare i modelli. Definire “sufficiente” il Template proposto è, per le comunità dei titolari dei diritti, semplicemente “falso”.

Le comunità creative chiedono quindi alla Commissione Europea di riesaminare l’intero pacchetto di attuazione e di applicare in modo significativo l’articolo 53: “Invitiamo la Commissione europea a riesaminare il pacchetto di attuazione e ad applicare l’articolo 53 in modo significativo, garantendo che l’AI Act mantenga la promessa di salvaguardare i diritti di proprietà intellettuale europei nell’era dell’intelligenza artificiale generativa. Invitiamo inoltre il Parlamento europeo e gli Stati membri, in qualità di colegislatori, a contestare l’insoddisfacente svolgimento di questo esercizio, che indebolirà ulteriormente la situazione dei settori creativi e culturali in tutta Europa e non farà nulla per contrastare le continue violazioni delle leggi dell’UE”.

L’obiettivo è chiaro: evitare che l’Europa si pieghi ai colossi della GenAI, tutelare il lavoro dei milioni di professionisti culturali e creativi, e riaffermare i principi fondamentali di un’innovazione che sia equa, trasparente e sostenibile.

I firmatari

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