AI e ritardi pericolosi, un’Italia poco intelligente
L’Italia appare in ritardo. Si colloca al 17esimo posto in classifica, con l’1,5% dei visitatori complessivi sui siti di AI
AI e ritardi pericolosi, un’Italia poco intelligente
L’Italia appare in ritardo. Si colloca al 17esimo posto in classifica, con l’1,5% dei visitatori complessivi sui siti di AI
AI e ritardi pericolosi, un’Italia poco intelligente
L’Italia appare in ritardo. Si colloca al 17esimo posto in classifica, con l’1,5% dei visitatori complessivi sui siti di AI
Il percorso è iniziato alla fine del 2022 con l’arrivo in scena di ChatGpt di OpenAI. L’intelligenza artificiale generativa: modelli in grado di creare testo, immagini, audio, codice e video. Una tecnologia capace di ridefinire non solo i processi produttivi ma anche la natura stessa del lavoro, suscitando interesse (e talvolta preoccupazione) tra manager, lavoratori e policymaker, spingendo verso la rivoluzione in diversi settori industriali, commerciali, finanziari. Ma l’AI rappresenta anche un campo di ricerca in continua evoluzione in cui si possono osservare grandi cambiamenti in pochissimo tempo, con un’alta percentuale di rischi: lo scorso anno Cloudflare – società che si occupa di content delivery network, servizi di sicurezza Internet e servizi di Dns (Domain Name System) – ha bloccato oltre 197 miliardi potenziali tentativi di attacchi informatici.
Alla fine del 2023 ChatGpt era al 200esimo posto tra i più visitati domini di Internet: ora è nella top 50, affermandosi sui competitor in termini di popolarità nel mercato dei siti dell’intelligenza artificiale. Come rivela uno studio della stessa Cloudflare, si è registrata un’impennata del traffico mensile verso questo tipo di portali: +251% tra febbraio 2024 e marzo 2025. E ci sono nuovi attori in ascesa, ossia i chatbot cinesi DeepSeek e Grok/xAI che presto inizieranno a scalare le classifiche, dimostrando quanto velocemente i nuovi arrivati possano guadagnare terreno nel settore dell’intelligenza artificiale.
Si tratta di un mercato di portata globale: gli Stati Uniti sono in testa con il 23% di visitatori di AI, ma l’Asia domina alcune piattaforme come Poe. Alle spalle degli statunitensi si piazza l’India, con l’8,9% di visitatori complessivi su questi portali. Poi ecco il Brasile (4,9%), davanti all’Indonesia (4,2%) e alle Filippine (4%). Il Regno Unito è il primo Stato europeo nella top 10 (seguito da Germania e Francia). Completano l’elenco il Canada, il Messico e il Giappone.
L’Italia appare in ritardo. Si colloca al 17esimo posto di questa classifica, con l’1,5% dei visitatori complessivi sui siti di intelligenza artificiale, preceduta dal Vietnam e con un filo di margine sulla Malesia. Il nostro Paese sta iniziando a esplorarne il potenziale. Il punto è che il mercato rimane ancora relativamente giovane. Eppure la strada è ormai tracciata ed emerge la consapevolezza che non esista una ragione per non agganciarsi al treno. Secondo i dati dell’ultima edizione dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, lo scorso anno il valore del mercato dell’AI nel nostro Paese è arrivato a 1,2 miliardi di euro (+58% rispetto al 2023).
Il 43% di questo valore è rappresentato proprio da progetti di intelligenza artificiale generativa. La spesa media più alta si è registrata nei comparti di telecomunicazioni e media e delle assicurazioni, davanti a quelli dell’energia, dei servizi essenziali e di banche e finanza. Mentre fra i settori che crescono più rapidamente c’è anche la grande distribuzione. La pubblica amministrazione rappresenta il 6% del mercato, pur con un tasso di crescita che oltrepassa il 100%.
di Nicola Sellitti
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