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Cina, defunti resuscitati con l’intelligenza artificiale

Ai limiti dell’impossibile e della follia. Accade che in Cina, attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale (IA), si facciano rivivere i defunti

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Cina, defunti resuscitati con l’intelligenza artificiale

Ai limiti dell’impossibile e della follia. Accade che in Cina, attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale (IA), si facciano rivivere i defunti

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Cina, defunti resuscitati con l’intelligenza artificiale

Ai limiti dell’impossibile e della follia. Accade che in Cina, attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale (IA), si facciano rivivere i defunti

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Ai limiti dell’impossibile e della follia. Accade che in Cina, attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale (IA), si facciano rivivere i defunti

Ai limiti dell’impossibile e della follia. Accade che in Cina, attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale (IA), si facciano rivivere i morti. Qualche foto e video, alcuni audio vocali della persona che si vuole far ‘resuscitare’ e il gioco è fatto: il modello algoritmico alimentato dall’avanzata (?) IA creerà un avatar del defunto che sarà in grado di dialogare con le persone che lo desiderano. “Defunti digitali”: così potremmo definire tali chatbot intorno ai quali si è sviluppato un vero e proprio business.

«Per soli 52 yuan (6,75 euro) puoi tornare a parlare con la persona che hai perso», questo uno tra i tanti annunci che si possono leggere online. «Abbiamo aiutato oltre 600 famiglie e ‘resuscitato’ migliaia di persone» spiega Zhang Zewei, fondatore della startup SuperBrain, leader in Cina nel segmento dei ‘defunti digitali’. Ma siamo davvero certi che si tratti di un aiuto? Il dolore procurato dalla perdita di una persona cara è incolmabile; quello che viene proposto ci pare semmai una pratica commerciale più che discutibile che accantona il rispetto per il morto e la stessa dignità del congiunto.

Il governo cinese vuole mettere dei paletti a questa pratica che provoca una ‘dipendenza’ a persone che trascorrono ore e ore a parlare con l’avatar virtuale di un proprio caro defunto. Sarebbe bene lasciar stare in pace almeno i morti e non giocare (e lucrare) sulla pelle di chi non c’è più con degli zombie moderni. Altro che “Finché morte non ci separi”.

di Filippo Messina

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