Cinquant’anni fa il primo acquisto con il codice a barre
L’acquisto del pacchetto di chewing gum – effettuato alle 8.01 del 27 giugno 1974 – è il primo in assoluto a essere avvenuto mediante l’utilizzo di un codice a barre
Cinquant’anni fa il primo acquisto con il codice a barre
L’acquisto del pacchetto di chewing gum – effettuato alle 8.01 del 27 giugno 1974 – è il primo in assoluto a essere avvenuto mediante l’utilizzo di un codice a barre
Cinquant’anni fa il primo acquisto con il codice a barre
L’acquisto del pacchetto di chewing gum – effettuato alle 8.01 del 27 giugno 1974 – è il primo in assoluto a essere avvenuto mediante l’utilizzo di un codice a barre
L’acquisto del pacchetto di chewing gum – effettuato alle 8.01 del 27 giugno 1974 – è il primo in assoluto a essere avvenuto mediante l’utilizzo di un codice a barre
È una soleggiata mattina di fine giugno del 1974 a Troy, in Ohio. Il signor Clyde Dawson chiude dietro di sé la porta di casa, sale sulla sua auto e parte per recarsi in ufficio. Lungo la strada le solite scene di vita quotidiana di una piccola città americana: uno sfaccendato capellone che entra in un bar, l’insegna del locale cinema che annuncia la proiezione di “Chinatown” di Roman Polanski, il ragazzo che consegna i giornali al rientro dal suo giro, mentre alla radio si parla del concerto tenuto tre giorni prima a Trotwood (a pochi chilometri da lì) da un cantante inglese dai capelli rosso fuoco di nome David Bowie.
Mentre osserva lo scorrere della vita intorno a sé, il signor Dawson mette una mano in tasca per prendere un chewing gum. Si accorge però di averli terminati e – dato che ha smesso di fumare e le gomme sono l’unica cosa che lo tiene lontano dalle sigarette – decide di fermarsi nel locale supermercato “Marsh”. Entra, prende una confezione di Wrigley’s al gusto juicy fruit e si reca alla cassa dove siede Sharon Buchanan, un’amica di vecchia data. A quel punto succede qualcosa di inusuale: la cassiera guarda quel pacchetto di gomme, lo gira da un lato, poi lo passa su un oggetto posto davanti a lei e comunica il prezzo: 67 centesimi. Dawson paga, saluta e se ne va. Senza sapere di essere appena entrato nella Storia. Perché quell’acquisto – effettuato alle 8.01 del 27 giugno 1974 – è il primo in assoluto a essere avvenuto mediante l’utilizzo di un codice a barre.
Ma la storia del barcode parte in realtà molto tempo prima. Nel 1948 Norman Woodland e Bernard Silver – studenti di ingegneria all’Università di Drexel – avevano iniziato a immaginare un sistema per automatizzare le operazioni di cassa nei supermercati, su suggerimento del direttore di un punto vendita. Gli aspiranti ingegneri ci avevano ragionato su e un giorno, mentre tracciavano linee sulla sabbia di una spiaggia della Florida, era arrivata l’illuminazione: utilizzare una variante del codice Morse estesa in verticale, in un’alternanza di barre strette e larghe. Brevettarono l’invenzione nel 1952, ma c’era un grosso limite: la scienza dell’epoca non consentiva di sviluppare un dispositivo pratico in grado di leggere il codice. La svolta avvenne così con l’avvento della tecnologia laser, grazie alla quale diventò possibile realizzare lettori che utilizzano circuiti integrati di ultima generazione e a costi competitivi.
Woodland, che nel frattempo era stato assunto dalla Ibm, perfezionò ulteriormente l’idea e il 3 aprile 1973 lo Universal Code Product (Ucp) veniva definitivamente adottato. Un momento che ha cambiato radicalmente la società dei consumi. Il codice a barre consente infatti l’adozione di un linguaggio univoco per i prodotti lungo l’intera catena di distribuzione, gettando le basi per l’espansione del mercato, senza più confini. In Europa verrà adottato nel 1977 con la nascita dell’Ean, l’organizzazione non profit per gli standard di identificazione. L’unico a non vedere i risultati di questo rivoluzionario strumento sarà uno dei suoi ideatori: Bernard Silver, scomparso prematuramente nel 1963 a soli 38 anni. A Woodland, invece, nel 1992 verrà consegnata dal presidente George Bush la medaglia nazionale per la tecnologia.
Quel pacchetto di gomme acquistato dal signor Dawson fa bella mostra di sé presso lo Smithsonian’s National Museum of American History, a Washington. II suo acquirente è invece tornato alla sua felice vita di provincia. Consapevole di aver ottenuto la sua parte di eternità, al prezzo di pochi spiccioli.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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