Geopolitica del litio
Geopolitica del litio
Geopolitica del litio
La grammatica del litio, al centro del mondo come il petrolio negli ultimi cinquant’anni. Nel percorso collettivo verso la sostenibilità ambientale ma anche sociale e di governance – i criteri Esg cui si stanno uniformando le imprese – in vista del Net Zero del 2050 diventa centrale l’elettrificazione dei mezzi di trasporto. La domanda di litio, nichel, cobalto, manganese e platino per l’utilizzo di batterie aumenterà rapidamente. Secondo un recente studio realizzato dalla Cornell University e pubblicato sulla rivista “Nature”, l’aumento della richiesta sul mercato di questi materiali determinerà diversi problemi nella catena di approvvigionamento.
Se entro il 2050 l’elettrificazione fosse davvero condotta a termine, la domanda annua di litio andrebbe oltre le 2,2 milioni di tonnellate, riducendo ai minimi termini la presenza sul mercato di altri materiali, anche se la domanda annuale di cobalto (da 0,3 a 0,8 milioni di tonnellate) e di manganese (da 0,2 a 0,5 milioni di tonnellate) aumenterà similmente entro il 2050. Il fabbisogno globale varierebbe dai 2 milioni di tonnellate laddove il 40% dei veicoli è elettrico, ai 5,2 milioni di tonnellate in uno scenario dove lo sono tutti quanti. E se la ‘dittatura’ del litio è nei fatti, il 95% di questo si trova fra Australia, Argentina, Cile e soprattutto Cina. Pechino governa la supply chain (ovvero la gestione della catena di distribuzione) del litio. È in posizione dominante. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) stima al 58% la quota di capacità di raffinazione globale in Cina. Per ora e per i prossimi anni si passa dunque attraverso Pechino. La sua forza nella distribuzione del litio è così forte che Elon Musk ha deciso di aprire uno stabilimento a Shanghai che produca su larga scala per Tesla la sua batteria di accumulo di energia (Megapack): aumento della produzione, riduzione dei costi e avvio dell’impianto nel secondo trimestre del 2024.
E se l’Africa potrebbe fornire il 20% del litio mondiale entro il 2030, la questione del reperimento del metallo strategico del presente e del futuro è sul tavolo di Stati Uniti e Unione europea. L’amministrazione Biden ha varato l’Inflation Reduction Act, fissando dei crediti ai produttori di veicoli elettrici che acquistano i materiali per le loro batterie negli Stati Uniti e nei Paesi loro alleati. Anche l’Ue lavora per colmare l’immenso gap nei confronti della Cina, rendendo più accessibile l’estrazione e la produzione di materie prime critiche come litio, cobalto e grafite.
Entro breve tempo si assisterà pertanto all’affermazione della geopolitica del litio. Soprattutto la domanda eccederà la possibilità di approvvigionamento, con relativo rischio di esaurimento. Secondo la banca d’investimento cinese Citic Securities, un mese di chiusura (per danni ambientali) degli stabilimenti di litio nella città di Yichun avrebbe recentemente comportato la diminuzione del 13% delle forniture mondiali.
di Nicola Sellitti
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