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Giochi di ruolo, vestendo i panni di altri nel mondo del digitale

I role play (in italiano “giochi di ruolo”) cambiano faccia: si è passati dalla carta alle nuove tecnologie. Mondi virtuali dove i giocatori si immergono.
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Giochi di ruolo, vestendo i panni di altri nel mondo del digitale

I role play (in italiano “giochi di ruolo”) cambiano faccia: si è passati dalla carta alle nuove tecnologie. Mondi virtuali dove i giocatori si immergono.
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I role play (in italiano “giochi di ruolo”) cambiano faccia: si è passati dalla carta alle nuove tecnologie. Mondi virtuali dove i giocatori si immergono.
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I role play (in italiano “giochi di ruolo”) cambiano faccia: si è passati dalla carta alle nuove tecnologie. Mondi virtuali dove i giocatori si immergono.
Negli anni Trenta del secolo scorso lo psicologo Jacob Levi Moreno coniò il termine role play come tecnica di terapia – poi divenuta famosa come psicodramma e ancor oggi utilizzata a livello mondiale – in cui il paziente interpretava un ruolo per riuscire a risolvere un avvenimento conflittuale del proprio passato. Moreno allora non poteva immaginare di aver piantato un seme che – grazie alla nascita proprio in quegli anni della letteratura di genere fantasy eroico (merito soprattutto di pionieri come Robert E. Howard e J.R.R. Tolkien) in unione alla crescente popolarità dei giochi da tavolo di guerra (i cosiddetti wargame) – avrebbe in seguito portato a un nuovo genere di intrattenimento dal successo planetario. Nella prima metà degli anni Settanta, con la nascita del celeberrimo “Dungeons & Dragons” cominciarono infatti a diffondersi esponenzialmente i role play game, cioè i giochi di ruolo d’ambientazione fantasy giocati intorno a un tavolo. Questi riscossero un consenso senza precedenti innanzitutto tra gli adolescenti, al punto tale che negli Usa vennero intraprese delle (surreali) campagne da parte di associazioni di genitori che condannavano questo passatempo vedendovi una possibile introduzione ai culti satanici. Con l’avvento degli home computer, i role play game furono trasposti in una primitiva forma digitale, iniziando un’evoluzione senza sosta che – a braccetto con l’avanzamento della tecnologia – arriva fino ai giorni nostri: sebbene i giochi di ruolo tradizionali vengano ancora praticati, sono ormai da tempo i videogame di ruolo ad aver definitivamente preso il sopravvento a livello di pubblico, trasformandosi in mondi virtuali che immergono il giocatore in un’avvincente esistenza alternativa dove riuscire a compiere il proprio (eroico) destino. Tra i più fulgidi esponenti del genere spicca l’imperdibile “Tales of Arise”, erede nonché miglior esponente di una nota quanto longeva serie di videogiochi di ruolo della scuola giapponese prodotta dalla blasonata azienda Bandai Namco Entertainment. In un pianeta piagato da secoli di tirannia e sfruttamenti, un giovane schiavo e una ragazza colpita da un’oscura maledizione decidono di lottare insieme a un manipolo di coraggiosi per affrancarsi dalla propria condizione e garantire al popolo un futuro basato sulla libertà. In “Tales of Arise” sembra di trovarsi di fronte a un vero anime, cioè un cartone animato giapponese, dove ogni dettaglio risulta realizzato in modo certosino e impeccabile: dalla pittoresca grafica delle ambientazioni alle meravigliose animazioni dei personaggi, dalle emozionanti meccaniche di gioco alle tematiche particolarmente d’attualità (come il razzismo, le disuguaglianze sociali e l’atrocità della guerra) affrontate con competenza nell’avvincente trama. Gli amanti dei role play game fantasy a sfondo medievale faranno bene a non lasciarsi sfuggire “Demon’s Souls”, eccellente esclusiva di lancio di PlayStation 5, che è a sua volta il remake dell’omonimo capolavoro del 2009 ispirato proprio a “Dungeons & Dragons”. Dopo aver scelto il sesso, l’aspetto e la classe del proprio personaggio (una decina le disponibili, tra cui i classici di D&D come barbaro, mago e ladro) si entrerà in un pericoloso regno avvolto da una misteriosa nebbia, infestato da orrende creature da sconfiggere in duelli all’ultimo sangue. La rinnovata magnificenza grafica di questa riedizione lascia letteralmente a bocca aperta e mostra alla grande le potenzialità della nuova console Sony, mentre il sistema di gioco è rimasto fedele all’originale, rappresentando una sfida impegnativa che già 12 anni fa ha trasformato “Demon’s Souls” nel capostipite di un nuovo sottogenere di role play game: i cosiddetti souls-like.   di Piermarco Rosa

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