Attacco al monopolio di Google
Attacco al monopolio di Google
Attacco al monopolio di Google
Il Dipartimento statunitense della Giustizia sta per avviare una causa antitrust contro Google i cui risultati potrebbero portare una ventata di novità nello sclerotico panorama del business di Internet. Il neologismo “googlare” rende impossibile negare come i servizi elargiti dall’algoritmo di ricerca di Alphabet siano diventati il sinonimo della stessa ricerca sulla Rete, ma è da verificare se tale predominanza sia stata mantenuta con pratiche scorrette o meno. D’altronde l’acronimo Gafam è famigerato negli Stati Uniti: Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft sono le componenti corporate della superiorità tecnologica in campo commerciale di Washington, ma anche il motivo evidente del totale immobilismo nei segmenti di mercato che occupano.
La ragion di Stato, ovvero il timore di perdere il proprio predominio tecnologico a causa di indagini troppo pruriginose, non è però una coperta infinita e già l’amministrazione Trump aveva avviato un’indagine sullo strapotere del motore di ricerca della compagnia di Sundar Pichai. Dopo anni siamo arrivati così all’inizio dell’inquisizione. Con la loro magra quota di appena il 10% di questo servizio globale, Bing di Microsoft, Yahoo di Apollo Global Management e DuckDuckGo (un search engine votato alla privacy dei suoi utenti) siederanno sul banco dei danneggiati dai presunti abusi di posizione dominante realizzati da Google. Sarà invece il giudice indo-statunitense Amit Mehta a valutare la fondatezza delle accuse di monopolio portate avanti dai procuratori. Non soltanto l’indagine è proseguita con forza al cambio di presidente, in un raro esempio di collaborazione bipartisan nel polarizzato mondo della politica statunitense, ma è stata anche raddoppiata da Joe Biden con un’altra sui servizi pubblicitari della stessa azienda.
Nell’attesa che quest’ultima si sviluppi, l’accusa odierna si basa sugli accordi di Menlo Park con i fabbricatori di cellulari quali Apple, con browser come Mozilla e perfino con proprietari di reti quali At&t riguardo preinstallazioni del suo motore di ricerca e altri favoritismi. Soprattutto è DuckDuckGo a sostenere che il concorrente abbia reso inutilmente lunga e oscura la possibilità di impostare un servizio alternativo, lasciando l’utente medio persino ignaro di questo diritto.
Nonostante si basino su tecnicismi, l’impatto di cause simili riguarda spesso l’intera società. Nel 1982 i giudici sancirono lo smembramento di At&t, aprendo la strada alla moderna industria dei telefonini. Nel 1998 fu invece colpita Microsoft, dando così spazio di mercato a un’azienda allora appena fondata di nome Google.
di Camillo BoscoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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