I colossi tech intrappolati nella rete dei novax
Molte delle piattaforme più usate al mondo stanno perdendo utenti per via delle fake news e disinformazioni sui vaccini. Dapprima Facebook, ora Spotify affossata dalle proteste di Neil Young. Solo una, grazie a questo fenomeno, è riuscita ad accrescere il proprio pubblico.
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I colossi tech intrappolati nella rete dei novax
Molte delle piattaforme più usate al mondo stanno perdendo utenti per via delle fake news e disinformazioni sui vaccini. Dapprima Facebook, ora Spotify affossata dalle proteste di Neil Young. Solo una, grazie a questo fenomeno, è riuscita ad accrescere il proprio pubblico.
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I colossi tech intrappolati nella rete dei novax
Molte delle piattaforme più usate al mondo stanno perdendo utenti per via delle fake news e disinformazioni sui vaccini. Dapprima Facebook, ora Spotify affossata dalle proteste di Neil Young. Solo una, grazie a questo fenomeno, è riuscita ad accrescere il proprio pubblico.
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Molte delle piattaforme più usate al mondo stanno perdendo utenti per via delle fake news e disinformazioni sui vaccini. Dapprima Facebook, ora Spotify affossata dalle proteste di Neil Young. Solo una, grazie a questo fenomeno, è riuscita ad accrescere il proprio pubblico.
Da alcuni giorni si sta sentendo parlare della ‘’coraggiosa’’ scelta di Neil Young di togliere la sua discografia da Spotify. Il motivo? Sulla piattaforma sono presenti podcast No Vax. In particolare, la sua attenzione si è focalizzata sul podcast di Joe Rogan, in cui, nel corso dei suoi episodi, ha ospitato diversi esponenti che sono contrari al pensiero comune sui vaccini.
Dopo la puntata del 31 dicembre oltre 250 medici professionisti hanno chiesto, tramite una lettera indirizzata a Spotify, di intervenire per fermare la disinformazione sulla pandemia.
Le parole del cantante Neil Young: ‘’Voglio che facciate immediatamente sapere a Spotify che voglio rimuovere tutta la mia musica dalla loro piattaforma. Lo sto facendo perché Spotify sta diffondendo false informazioni sui vaccini, causando potenzialmente la morte di chi crede alla disinformazione che stanno spargendo.’’
Inutile accanirsi solo su Spotify, che per di più è una piattaforma dove ascoltare musica. Non è l’unico tool a pubblicare contenuti no vax. I maggiori colossi del tech, nessuno escluso, favoriscono questo tipo di contenuti.
Uno in particolare sembra essere il preferito per questo tipo di argomentazioni: Telegram, dove il tema principale è soprattutto il Green Pass.
La piattaforma è ormai diventata la principale via di comunicazione per utenti contro i vaccini, arrivando ad un totale di 660 mila persone contro la certificazione verde. Gli utenti che seguono canali o gruppi sul tema hanno avuto una crescita del 480% solo negli ultimi cinque mesi. Ma non mancano anche i gruppi che segnalano locali, ristoranti ed esercizi commerciali in cui non si chiede il Green Pass.
Anche Facebook ha avuto molti problemi con l’algoritmo, che per gli esperti ha premiato la disinformazione. Secondo un’indagine svolta da Avaaz, ‘’stressando’’ l’algoritmo ci si rende conto che dopo aver messo alcuni like alle pagine no-vax, Facebook raccomandi come ‘’da seguire’’ alcune pagine che sostengono l’ideale della dittatura sanitaria.
109 pagine su 180 di quelle consigliate dai ricercatori dell’algoritmo di Facebook, offrivano contenuti contro i vaccini, false informazioni o documenti di disinformazione.
A quanto pare sembra che solo Telegram abbia tratto vantaggio dall’avvento della pandemia, grazie ai gruppi in cui le persone con le stesse idee si ritrovano.
Non ha fatto bene a Spotify che dopo lo scalpore suscitato dalle parole di Neil Young ha registrato perdite importanti in Borsa, lasciando sul terreno oltre 2 miliardi di dollari in pochi giorni. Agli investitori fa paura, perché potrebbe essere solo l’inizio, per chi ne fa una questione di principio e non solo economica è giusto così.
di Marta Melarato
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