Da anni chi si occupa di impresa sente parlare di digitalizzazione e pensa che ciò riguardi la trasformazione, l’adeguamento tecnologico dell’azienda all’era moderna. In realtà questo è solo uno degli aspetti che riguardano la business transformation, ovvero il processo di rinnovamento in maniera strategica del proprio modo di fare affari, sfruttando la digitalizzazione, i cui strumenti sono degli abilitatori.
Decidere di affrontare questo processo di modifica della propria cultura e competenza, attraverso l’impiego diffuso di tali tecnologie, è un primo passo chiave, dopodiché si passa alla effettiva revisione profonda del pensiero strategico, dei processi di business e del collegamento al mercato. Le nostre imprese, specie quelle b2b, fanno fatica a passare da una cultura di prodotto a una di mercato e a uscire dalla compartimentazione organizzativa delle loro aziende. La business transformation segna pertanto il passaggio a una cultura di gestione per processi con il cliente al centro, attraverso l’utilizzo pervasivo e integrato delle nuove tecnologie digitali.
Bisogna prima sintonizzare e allineare le persone chiave dell’azienda su un nuovo percorso che orienti totalmente quest’ultima attorno al cliente: dal modo in cui i prodotti vengono pensati alla loro comunicazione, fino alla maniera fluida di passare dalle operation alle vendite e alla finanza. Compresa la filosofia di fondo, bisogna ridisegnare l’organizzazione e i processi. A seguire si passa alla digitalizzazione con l’impiego massiccio delle tecnologie (a questo punto meglio comprese, inserite e utilizzate). Queste fasi – formazione, riorganizzazione, digitalizzazione, training continuo – sono fondamentali per adeguarsi a un mercato molto dinamico, basato su dati, tecnologie e comportamenti di consumo volubili e in cambiamento continuo.
Per raccogliere i dati, comprenderli ed estrarne significati utili a prendere decisioni e stare costantemente connessi con il mercato, occorre cambiare mentalità, prima ancora che organizzazione. L’Italia e le sue imprese hanno davanti un’occasione straordinaria di nuovo sviluppo, che possono cogliere sfruttando le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale. Pensate anche solo a quanto la bellezza del nostro made in Italy possa essere valorizzata e diffusa dalla componente visual in ambito digitale. Oppure, a come la ricchezza e armonia dei nostri testi descrittivi di luoghi, prodotti o servizi – frutto di una cultura umanistica seconda a nessuno – possano raggiungere e affascinare tante persone. Si tratta però di dare un’impronta italiana a questa trasformazione, pensando in modo tecno-logico e non tecnologico.
Di Francesco Orlando
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