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Il futuro delle auto elettriche frenato dalle batterie

Il futuro delle auto elettriche sarà pieno di ombre se non si pensa già da ora a come smaltire e riusare le batterie al litio. Preoccupa anche la carenza di materie prime. Le aziende che investono nel riciclo delle batterie per e-car sono ancora un miraggio
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Le auto elettriche sono come i nostri cellulari, dopo un certo numero di cicli di ricarica perdono progressivamente la loro capacità di immagazzinare energia; il risultato è una  diminuzione delle performance del prodotto stesso.

Primo problema. 

In un recente articolo abbiamo riportato uno studio condotto da Volvo, nel quale la casa svedese dimostra come i modelli elettrici arrivino al concessionario già con un debito di emissioni inquinanti dovute alla produzione delle parti che la compongono. A essere responsabili di queste emissioni sono soprattutto le batterie al litio, che pesano per più del 70% nel computo di CO2 dell’intero ciclo produttivo. 

Secondo problema. 

Nel 2020 la domanda globale di batterie è stata di 282 GWh ma le previsioni entro il 2030 potrebbero salire a 3.500 GWh. Un dato probabilistico che sembra non tenere conto della carenza di materie prime del momento, destinata ad aggravarsi in un futuro non troppo lontano. Per evitare che la domanda superi l’offerta di materie prime da fonti naturali, è necessario trovare delle miniere alternative. Le stime dicono che da qui al 2030, solo per il cobalto e il litio, serviranno rispettivamente quantitativi superiori di 50 e 80 volte rispetto all’utilizzo attuale.

Terzo problema. 

Insomma, chi si dice scettico nei confronti della mobilità elettrica potrebbe non avere tutti i torti se, sin da ora, non si pensa a soluzioni concrete che tengano conto di questi aspetti. 

Se si intende affidare all’elettrico l’opportunità/responsbilità di contribuire a salvare il Pianeta dalle emissioni, l’unica via percorribile appare quella del riciclo.  

Ad oggi, secondo la BBC, la media delle batterie riciclate dalle case automobilistiche si aggirerebbe attorno a un misero 5%. Solo pochissime aziende si stanno occupando di economia circolare proiettandosi con uno sguardo al futuro. Reneos è una di queste, con la più grande rete di raccoglitori e riciclatori di batterie per veicoli elettrici in Europa. In questi anni ha concentrato i propri sforzi, economici e non, nello studio del riciclo delle batterie al litio, con un metodo efficace e fattibile in termini di costi e di opportunità . Pensare di poter riutilizzare una batteria al litio di un’auto elettrica era un’utopia, poco praticabile fino a qualche anno fa.

Il partner italiano di Reneos è Cobat, azienda che dal 2020 è dedicata allo sviluppo di un brevetto per il trattamento di batterie al litio con un processo chimico idrometallurgico in grado di massimizzare il recupero dei materiali di litio, cobalto e nichel. Solo passando da questi processi sarà possibile rispondere all’aumento della richiesta nei prossimi anni. 

E’ necessario sin da ora investire risorse per perfezionare le fasi di questo processo, crescere nel know-how, perchè il fattore sicurezza non è facile da gestire. Riciclare batterie al litio espone a elevati rischi, perchè queste sono composte da centinaia di cellule che, se trasportate o smontate senza una particolare attenzione, potrebbero facilmente esplodere. 

Secondo le stime degli specialisti che monitorano la crescita della domanda di auto elettriche, il problema potrebbe diventare concreto tra una decina di anni. Chi oggi produce batterie per e-car, per ovvi motivi, non sembra sufficientemente interessato alla questione. Non fa bene sperare che il maggior produttore di batterie al litio sia Catl, azienda con sede in Cina, dove il problema delle emissioni di carbonio non appare oggi in cima alla lista delle priorità.

 

di Marco Mauri

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