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Il sovrumano a grande richiesta

Il futuro di internet è tutto da immaginare: c’è chi lo chiama “internet dei sensi”, un nuovo modo di concepire la rete che avverrà nel 2030 e che sarà capace di trasformare i sogni in realtà (virtuale)

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Il sovrumano a grande richiesta

Il futuro di internet è tutto da immaginare: c’è chi lo chiama “internet dei sensi”, un nuovo modo di concepire la rete che avverrà nel 2030 e che sarà capace di trasformare i sogni in realtà (virtuale)

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Il futuro di internet è tutto da immaginare: c’è chi lo chiama “internet dei sensi”, un nuovo modo di concepire la rete che avverrà nel 2030 e che sarà capace di trasformare i sogni in realtà (virtuale)

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Il futuro di internet è tutto da immaginare: c’è chi lo chiama “internet dei sensi”, un nuovo modo di concepire la rete che avverrà nel 2030 e che sarà capace di trasformare i sogni in realtà (virtuale)

Si chiama “Internet dei sensi”. La metà degli utenti di smartphone del mondo prevede che le tecnologie digitali e il 5G lo possano realizzare entro il 2025. In realtà si tratta di quello che fortissimamente vogliono. Fiduciosi che col digitale si possano tramutare tutti i sogni in realtà (almeno quella virtuale), si sono fermamente convinti che fra cinque anni useremo degli occhiali, griffati, che ci mostreranno un mondo in tre dimensioni: la ben nota realtà virtuale, dove ogni senso umano verrà riprodotto alla perfezione. Tutto questo per la gioia delle cinque maggiori società tecnologiche del pianeta che domineranno il «mercato dei sensi digitali» entro il 2030, come si legge nella monumentale ricerca effettuata dalla Ericsson Research. In questa realtà, composta davanti alle nostre lenti speciali, saremo immersi in un ambiente digitale dove oltre al senso della vista e dell’udito acquisiremo, finalmente, anche l’odorato, il gusto e il tatto. Potremo cioè toccare oggetti ‘virtuali’ sentendone la consistenza come fossero reali, ma anche percependo la loro temperatura e il loro peso e, sempre con i magici occhialini, faremo conversazioni in qualunque lingua del globo. Dunque il digitale e Internet col 5G ci regaleranno i sensi, pur immersi in un mondo tutto artificiale. Saremo in grado in una metro affollata di «creare una bolla acustica digitale che filtri i rumori indesiderati». Il nostro super gusto digitale ci farà risentire il sapore di ciò che mangiammo in quella particolare cena e saremo in grado di trasmettere agli amici il gusto di quello che stiamo assaggiando; la pubblicità ne approfitterà per farci degustare (digitalmente) i biscotti al cioccolato. Col nostro olfatto digitale potremo immergerci nelle fragranze di un giardino virtuale o inebriarci del profumo dell’oceano che (sempre la pubblicità) ci proporrà per le nostre prossime vacanze (ma potremo anche annullare i cattivi odori). Oltre a diventare più squisitamente umani con i cinque sensi forti e presenti negli ambienti virtuali in cui vorremo divertirci, curarci o lavorare, saremo anche in grado – questo è il desiderio più science fiction degli intervistati della ricerca – di leggere nel pensiero altrui e di trasmettere il nostro pensiero. Scriveremo saltando l’uso della tastiera e del mouse, decideremo con la mente come giocare (buttando nel cestino il controller) e disegneremo sulla tavoletta digitale semplicemente immaginando l’illustrazione da creare. Se incontreremo qualcuno che ricordiamo appena, chiederemo col pensiero ai nostri occhialini di dirci tutto su quella persona. Il 40% degli intervistati dice (pretende) che entro il 2030 sarà possibile scambiarci i pensieri con amici e parenti, con buona pace delle chiassose conversazioni in salotto o al bar. Ma ci saranno riflessioni interdette agli altri come le password o le combinazioni delle serrature, aprendo così nuovi sbocchi ai ladri (di pensiero). Infine 7 intervistati su 10 prevedono che entro il 2030 ci sarà la dominazione dei ‘metaversi, partendo dai videogiochi, dove la realtà virtuale sarà assolutamente indistinguibile dalla realtà fisica. Insomma, potrebbe accadere che nulla sarà più vero del non-vero. Sarebbe l’apoteosi del fake. Ma a questo punto ci siamo già arrivati da un pezzo.

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