Intelligenza artificiale sregolata
Sull’intelligenza artificiale si è inseguita la speranza di tassare le imprese più ricche e influenti del mondo, ma ora Trump cancella anche quello
Intelligenza artificiale sregolata
Sull’intelligenza artificiale si è inseguita la speranza di tassare le imprese più ricche e influenti del mondo, ma ora Trump cancella anche quello
Intelligenza artificiale sregolata
Sull’intelligenza artificiale si è inseguita la speranza di tassare le imprese più ricche e influenti del mondo, ma ora Trump cancella anche quello
Sull’intelligenza artificiale si è inseguita la speranza di tassare le imprese più ricche e influenti del mondo, ma ora Trump cancella anche quello
Si applichi l’intelligenza umana a capire quel che sta succedendo con l’intelligenza artificiale. Si è inseguita la speranza di tassare le imprese più ricche e influenti del mondo, ma ora Trump cancella anche quello. Epperò il tema è sì fiscale, ma assai più di sostanza.
La frase fatta è assai frequentata: «L’Unione europea è l’impero delle regole, tante regole, solo regole». Come se una vita sregolata fosse una vita migliore. Se il mercato potesse mai essere libero senza regole. Se fosse civile un mondo che non regolasse la repressione della violenza e del sopruso. Senza regole non si può giocare neanche a briscola. Il problema delle regole sono quelle sbagliate e quelle mancanti. Sono sbagliate quelle che proteggono le rendite improduttive (come quelle che rendono l’Italia ridicola, fra spiagge e taxi). Sono mancanti quelle nel mondo digitale.
La notizia dei 500 miliardi di dollari che gli Stati Uniti, con l’interesse di fondi emiratini, agevolerebbero negli investimenti di SoftBank (conglomerato giapponese), OpenAI (società Usa madre di ChatGpt) e Oracle (Usa) s’è diffusa colorita con i battibecchi fra Altman e Musk. Quasi una conferma che, prima o dopo, il peso di Musk diventerà fastidioso per Trump. Questione, però, che non ha molta importanza.
Quella che conta è la sostanza. L’operazione va avanti non solo svincolandola da obblighi fiscali, ma anche senza che esistano regole in quella materia e in quel mercato. La prima cosa ci toglie dei quattrini, la seconda dovrebbe togliere il sonno. Perché le democrazie non funzionano se la circolazione di informazioni e conoscenze resta in poche mani, molto ricche e neanche assoggettabili alla legge. Qualche invasato che si crede libertario osserverà che le regole indeboliscono la libertà di parola. Ma quella è una libertà che muore quando qualcuno troppo forte si pone al di sopra delle regole e le modifica a proprio favore.
La Minimum Tax (minima, appunto) la adottò l’Ocse e risponde a un principio elementare. In un mondo dematerializzato non ha senso andare a cercare la ‘stabile organizzazione’ fisica di un’impresa, ma può essere tassata la ricchezza che incassa da ciascun Paese. Ciò è considerato già vigente in Ue, nel Regno Unito e in Svizzera e dovrebbe generare fra i 50 e i 70 miliardi di gettito in Europa, prelevando soltanto il 15%. Gettito che non pesa su cittadini e imprese, ma su società per le quali quella è una parte infinitesimale del fatturato e anche dei profitti.
L’Italia ha recepito la direttiva nel 2023. Quindi a opera dell’attuale maggioranza, che ha aggiunto una tassa nazionale del 3% sui ricavi di società che vendono servizi e hanno un fatturato superiore a 750 milioni. Tutto questo rischia di saltare, visto che Trump sostiene che sia privo di base giuridica e che le società interessate hanno sede negli Stati Uniti.
Ma questa, pur rilevante, è la parte minore del problema. Perché oltre alla partita fiscale c’è quella del mercato dell’intelligenza artificiale, vale a dire la sostanza. Sulla quale vanno osservate due cose. Alla faccia dei declinisti, in questo mercato gli Usa dominano l’intero mondo e la Cina insegue a fatica. E poi, noi europei siamo terribilmente indietro, quasi a zero. La prima cosa è un dato di fatto. La seconda una nostra responsabilità, ma non per le troppe regole, bensì per i nulli investimenti fatti nelle università e nelle startup.
Dalla posizione dominante al suo abuso il passo è piccolo e non si può stare ad aspettare e sperare che i protagonisti litighino fra di loro. In nome della competizione con la Cina, inoltre, gli americani ora alzano la posta e abbassano la regolazione. La nostra sola possibilità di non finirne schiacciati consiste nel provare non a tassarli, ma a regolarli e a evitare le chiusure monopolistiche. Essenziale per crescere in ricchezza e non deperire in libertà e democrazia.
Le frasi fatte non servono a niente. Il silenzio dimostra che non si è compresa la posta e forse neanche la partita.
Di Davide Giacalone
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