Intelligenza, solo intelligenza
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La battaglia tra IA e fotografia è appena iniziata ma non fa sconti. Un esempio, è il concorso fotografico Sidney Charing Cross

Intelligenza, solo intelligenza
La battaglia tra IA e fotografia è appena iniziata ma non fa sconti. Un esempio, è il concorso fotografico Sidney Charing Cross
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Intelligenza, solo intelligenza
La battaglia tra IA e fotografia è appena iniziata ma non fa sconti. Un esempio, è il concorso fotografico Sidney Charing Cross
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AUTORE: Raffaela Mercurio
Che si tratti di artificiale o umana, con lo sviluppo delle nuove tecnologie non si fa altro che parlare di intelligenza. Tra chi la osanna e chi la teme, l’IA è entrata prepotentemente nelle nostre vite più di quanto si immagini. Prendiamo il caso della fotografia, ad esempio. Il settore che più di tutti teme il già avviato processo di invasione tecnologica tanto da rendere difficile, a tratti impossibile, riconoscere una fotografia vera da una generata in AI.
È quello che è accaduto ad un giudice del concorso fotografico Sidney Charing Cross che ha scartato una fotografia ritenuta erroneamente generata con intelligenza artificiale. In realtà quella foto è stata scattata da Suzy Dougherty al figlio Caspar, durante una mostra di Gucci. Con un iPhone. La composizione particolare, con la presenza di due manichini, e i colori vagamente riconducibili ad una pellicola di Wes Anderson, ha istillato il dubbio e, voilà, il gioco è fatto: qual è la realtà e quale la fantasia?
È una battaglia tra due mondi che avrebbero le potenzialità per collaborare e invece a stento riescono a parlarsi. Il colosso Nikon, forte del suo nome, ha voluto metterlo nero su bianco promuovendo la campagna “Natural Intelligence”. L’obiettivo è quello di ricordare agli appassionati di non cedere alle smorfiose lusinghe dell’AI ma di afferrare il proprio strumento fotografico e cimentarsi nella ricerca di luoghi reali, incredibili e naturali, spesso più spettacolari della finzione. “Le reazioni sono state incredibili – ha commentato Nikon – con un indice di gradimento del 99% e un riconoscimento del marchio del 95%. E ha ispirato centinaia di persone ad uscire con le loro macchine fotografiche”.
Ma siamo davvero sicuri d’intraprendere una strada belligerante tra il bene e il male nelle immagini? Forse, sarebbe il caso di procedere per ‘naturale’ collaborazione pacifica, ammettendo che anche la fotografia classica non è sinonimo assoluto di realtà e verità ma sempre interpretazione della stessa. Le differenze con l’IA possono generare valore anziché battaglie e confusioni (e magari, perché no, potremmo iniziare a scegliere giudici più scaltri e attenti).
di Raffaela Mercurio
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