L’intelligenza artificiale non va demonizzata, semmai indirizzata e verificata
L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è l’autore. E, come ogni mezzo, dipende solo ed esclusivamente da chi lo usa
L’intelligenza artificiale non va demonizzata, semmai indirizzata e verificata
L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è l’autore. E, come ogni mezzo, dipende solo ed esclusivamente da chi lo usa
L’intelligenza artificiale non va demonizzata, semmai indirizzata e verificata
L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è l’autore. E, come ogni mezzo, dipende solo ed esclusivamente da chi lo usa
Quando nel 2023 abbiamo sentito parlare per la prima volta di ChatGpt, ha iniziato a manifestarsi la preoccupazione per il futuro di molte professioni. Posti di lavoro a rischio, manodopera umana svalutata, figure come quelle di giornalisti e copywriter date per spacciate. La realtà dei fatti è però leggermente diversa.
I vantaggi che gli strumenti di intelligenza artificiale offrono sono evidenti: velocizzano il lavoro, sono efficienti nella ricerca e talvolta riescono a produrre testi sorprendentemente coerenti. Ma proprio qui si nasconde il problema: quando l’AI va a sostituire totalmente l’essere umano, soprattutto in un lavoro di testa come quello giornalistico o editoriale, il risultato è spesso imperfetto. Non solo perché contiene imprecisioni, inesattezze o formule ripetitive, ma perché manca di personalità, di sguardo, di quelle considerazioni che soltanto una mente umana può generare grazie all’esperienza della vita vera.
Nel mondo dell’editoria c’è però chi ha ritenuto più produttivo dare interi progetti editoriali in pasto all’AI, con risultati a tratti discutibili. Alcune realtà, rivolgendosi ad agenzie esterne che forniscono copywriter, accettano il compromesso di avere firme che fanno da prestanome ad articoli scritti parzialmente o interamente dall’intelligenza artificiale.
Fa notizia quanto successo a “Everyeye”, realtà consolidata nel panorama dell’informazione su videogiochi, cinema, serie tv e (più di recente) automotive: il licenziamento improvviso di Alessandro Bruni, firma storica del magazine, a cui si sono aggiunte le rivelazioni dell’ex collaboratore Francesco Fossetti, che nel 2022 aveva lasciato la direzione della sezione dedicata ai videogiochi cedendo il posto a Giuseppe Arace, il quale a sua volta aveva ceduto allo stesso Bruni il suo incarico di responsabile del canale Twitch. Analizzando il cms, cioè la piattaforma di gestione dei contenuti, Fossetti ha scoperto l’integrazione di strumenti di AI generativa addestrati proprio sui testi delle redazioni e utilizzati per produrre news e articoli al posto degli autori in carne e ossa, con l’unico obiettivo di velocizzare la produzione di notizie e massimizzare il numero di articoli sulle pagine del magazine. Non sono mancati gli strafalcioni, tra cui frasi tipiche dei messaggi di ChatGpt non rimosse dai pezzi pubblicati: segnali evidenti di una redazione sempre più ibrida, dove l’umano è al servizio dell’algoritmo e in cui emerge purtroppo una noncuranza che non lascia ben sperare per il futuro, non solo della singola realtà ma in generale del giornalismo.
Il problema non è l’intelligenza artificiale in sé, che come ogni altro strumento può rivelarsi preziosa. Ma c’è una differenza sostanziale tra l’usare uno strumento – magari migliorando il prodotto finito – e il farsi sostituire da esso in maniera a dir poco svilente. L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è l’autore. E, come ogni mezzo, dipende solo ed esclusivamente da chi lo usa. Per questo non serve demonizzarla, quanto piuttosto regolarne l’uso con trasparenza e responsabilità. Perché se il lettore non sa più chi è che scrive, se il giornalista si trasforma in un semplice correttore di bozze automatiche e se la credibilità dell’informazione si dissolve nell’anonimato algoritmico, allora a perdere non saranno soltanto i lavoratori del settore: sarà la fiducia pubblica. E, in fondo, anche la libertà di pensiero.
Di Beppe Dammacco
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche