Maker Faire Rome, fra robot e invenzioni di ogni tipo
Il Maker Faire Rome 2025, la grande fiera europea dell’innovazione. Un racconto collettivo di ingegno e speranza

Maker Faire Rome, fra robot e invenzioni di ogni tipo
Il Maker Faire Rome 2025, la grande fiera europea dell’innovazione. Un racconto collettivo di ingegno e speranza
Maker Faire Rome, fra robot e invenzioni di ogni tipo
Il Maker Faire Rome 2025, la grande fiera europea dell’innovazione. Un racconto collettivo di ingegno e speranza
C’è un luogo a Roma dove il passato e il futuro si stringono la mano. È il Gazometro Ostiense, con le sue torri d’acciaio che si stagliano come cattedrali meccaniche contro il cielo autunnale. Un tempo cuore pulsante dell’energia cittadina, oggi quell’area post industriale è diventata il palcoscenico del Maker Faire Rome 2025, la grande fiera europea dell’innovazione che trasforma l’ex distretto del gas in una città dell’avvenire, fra esperimenti, invenzioni e visioni.
Dove un secolo fa scorreva il carbone, oggi si muovono algoritmi, robot, intelligenze artificiali e progetti di sostenibilità.
Lì dove un secolo fa scorreva il carbone, oggi si muovono algoritmi, robot, intelligenze artificiali e progetti di sostenibilità. Tra i viali e i padiglioni un’umanità colorata si muove con entusiasmo: studenti, ricercatori, insegnanti, startupper, famiglie e curiosi di ogni età. È un mosaico di accenti europei, di idee che parlano la lingua comune della creatività.
Ad accogliere i visitatori, un cane-robot dell’Esercito: passo metallico, sguardo luminoso, gentile inchino digitale. Fa da guida verso gli stand delle Forze armate, dove Aeronautica militare e Polizia scientifica mostrano come la tecnologia possa diventare alleata della sicurezza e della ricerca. Ci sono simulatori di volo, visori di realtà aumentata, sistemi d’analisi che sembrano usciti da un film di fantascienza ma che già operano nel presente.
Poco più in là il futuro ha il volto curioso delle scuole italiane e straniere. Ragazzi che illustrano con orgoglio i propri prototipi: una boa ‘intelligente’ che analizza la qualità delle acque in tempo reale, un robot artista capace di disegnare ritratti dal vivo, un gioco trasformato in strumento per la vita quotidiana. Gli studenti del Politecnico di Torino spiegano la differenza tra un razzo e un missile con la passione di chi sogna lo spazio; quelli dell’Università di Padova mostrano un tavolo antisismico progettato per resistere alle scosse più violente.
Nei padiglioni il pubblico si ferma a osservare umanoidi calciatori che si sfidano in mini tornei, droni che consegnano medicinali in zone isolate e giovani Leonardo digitali che sperimentano la fusione tra arte e scienza. Fra loro ci sono anche gli ‘scalatori tecnologici’: ragazzi che portano la montagna in città grazie a sistemi di monitoraggio ambientale capaci di raccogliere dati su rocce, ghiacciai e perfino sulla fragile stella alpina.
Maker Faire: non soltanto una fiera ma un racconto collettivo di ingegno e di speranza
La Maker Faire non è soltanto una fiera, è un racconto collettivo di ingegno e di speranza. Ogni invenzione custodisce una storia di notti insonni davanti a un sensore, di un professore che ha incoraggiato un’idea, di un gruppo che ha creduto possibile l’impossibile. Camminando tra gli stand, si percepisce un’energia contagiosa: quella di chi non si limita a immaginare il futuro ma lo costruisce con le mani e con la mente.
E intorno, come un guardiano silenzioso, il Gazometro osserva tutto. Le sue arcate d’acciaio si riflettono nelle luci dei monitor e nei pannelli digitali, come se il passato volesse specchiarsi nel futuro che contribuisce a ispirare. Un tempo simbolo della modernità industriale, oggi diventa custode dell’innovazione, ponte tra ciò che siamo stati e ciò che potremmo diventare. Per tre giorni Roma smette di guardare indietro per guardare avanti. Tra le ombre lunghe del tramonto e il bagliore dei led, al Gazometro si è accesa una certezza: il futuro non è un sogno lontano. È qui, nelle mani di chi lo immagina, lo programma, lo costruisce. E in questo luogo sospeso tra ferro e luce, il futuro non si racconta soltanto. Si accende.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
Credits foto: Silvio Napolitano
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