L’industria nucleare cresce di anno in anno. L’obiettivo della ricerca è di creare un sistema in grado di produrre più energia pulita di quella richiesta per crearla. Potenzialmente, senza limiti
L’energia prodotta dalla fusione nucleare è «il Santo Graal dell’energia pulita senza limiti». Parole forti, quelle di Andrea “Annie” Kritcher, fisica del Lawrence Livermore National Laboratory, in California. Il 26 gennaio i ricercatori di questo prestigioso istituto del Dipartimento del governo degli Stati Uniti responsabile della gestione dell’energia e della sicurezza nazionale, hanno annunciato di aver fatto importanti progressi nella fusione nucleare, la reazione che avviene nel sole e nelle stelle. Gli scienziati hanno ottenuto il burning plasma(plasma ardente) utilizzando il più potente laser del mondo, un’installazione della National Ignition Facility.«Ottenere un plasma che brucia è un passo fondamentale verso l’energia di fusione autosostenuta», scrivono i ricercatori su “Nature”, una delle riviste più autorevoli del settore.
L’obiettivo della ricerca è di creare un sistema in grado di produrre più energia di quella richiesta per crearla. Queste reazioni, però, avvengono a temperature incredibilmente elevate (cento milioni di gradi), non riproducibili sulla Terra. Per farlo, gli scienziati hanno colpito con 192 laser una «minuscola pallina», una capsula di circa due millimetri composta da un plasma di deuterio e trizio, in parole povere due isotopi dell’idrogeno. Per ottenere in laboratorio la fusione controllata con un bilancio energetico positivo, è necessario riscaldare il plasma di deuterio-trizio. Questo plasma (nuclei separati dagli elettroni) – considerato il quarto stadio della materia oltre al solido, al liquido e all’aeriforme – deve essere confinato in uno spazio limitato per un tempo sufficiente affinché l’energia liberata dalle reazioni di fusione possa compensare le perdite e l’energia usata per produrlo. «Se vuoi fare un fuoco da campeggio, vuoi che il fuoco sia abbastanza caldo da permettere al legno di continuare a bruciare», ha detto a “Reuters” Alex Zylstra, autore principale della ricerca pubblicata sulla rivista “Nature” per spiegare il processo. Finora l’energia prodotta da queste reazioni non aveva compensato quella necessaria per produrla, ma qualcosa è cambiato: gli esperimenti hanno prodotto l’autoriscaldamento della materia nello stato di plasma.
Anche se ci vorrà ancora del tempo – forse più un decennio – per sfruttare questa fonte d’energia, il burning plasma ottenuto permetterà di ottenere nuove informazioni sulla fusione nucleare. Secondo la comunità scientifica, quest’ultima offre la prospettiva di energia abbondante senza inquinamento, rifiuti radioattivi o gas serra. A differenza del processo di fissione nucleare, che deriva dalla scissione di atomi, la fusione deriva dall’unione degli atomi senza il rischio di esplosioni o di scorie radioattive. È la sfida del Terzo millennio. E la partita ovviamente non è giocata soltanto da Washington ma anche da Pechino, da Mosca e dall’Unione europea, che fa la sua parte attraverso l’Iter, un progetto di ricerca di collaborazione internazionale.
di Mario Bonito
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Tag: nucleare
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