Procede spedito il progetto Italvolt, la Gigafactory che ha scelto l’Italia
Lars Carlstrom, fondatore e CEO, ci illustra il progetto Italvolt che sarà una tra le prime Gigafactory in tutta Europa. L’obbiettivo è avviare la produzione nel 2024 con una capacità produttiva, a regime, di 45GWh e circa 3 mila lavoratori impiegati.
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Procede spedito il progetto Italvolt, la Gigafactory che ha scelto l’Italia
Lars Carlstrom, fondatore e CEO, ci illustra il progetto Italvolt che sarà una tra le prime Gigafactory in tutta Europa. L’obbiettivo è avviare la produzione nel 2024 con una capacità produttiva, a regime, di 45GWh e circa 3 mila lavoratori impiegati.
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Procede spedito il progetto Italvolt, la Gigafactory che ha scelto l’Italia
Lars Carlstrom, fondatore e CEO, ci illustra il progetto Italvolt che sarà una tra le prime Gigafactory in tutta Europa. L’obbiettivo è avviare la produzione nel 2024 con una capacità produttiva, a regime, di 45GWh e circa 3 mila lavoratori impiegati.
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Lars Carlstrom, fondatore e CEO, ci illustra il progetto Italvolt che sarà una tra le prime Gigafactory in tutta Europa. L’obbiettivo è avviare la produzione nel 2024 con una capacità produttiva, a regime, di 45GWh e circa 3 mila lavoratori impiegati.
Le parole di Lars Carlstrom, fondatore e CEO di Italvolt, dopo il Protocollo di Intesa che rappresenta un ulteriore passo avanti nel progetto.
Quanto è importante per il vostro progetto la firma del Protocollo d’Intesa per l’utilizzo delle aree in Scarmagno e Romano Canavese?
“La firma certifica l’avanzamento di un progetto che procede nei tempi previsti anche grazie alla costante collaborazione con tutte le autorità locali. Il Protocollo riguarda il coordinamento delle azioni e delle procedure degli Enti sottoscrittori – Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino e i comuni di Scarmagno, Romano Canavese e Ivrea – per la più efficiente azione amministrativa relativa alla realizzazione della Gigafactory. Secondo le tempistiche condivise, saremo tra i primi player in Europa ad avviare la produzione, assicurandoci così un ruolo chiave nella filiera automobilistica elettrica”.
Perché avete scelto l’Italia e l’ex sito dell’Olivetti per la vostra Gigafactory?
“Abbiamo scelto l’Italia, e in particolare l’area dell’ex Olivetti di Scarmagno, sia per le sue caratteristiche tecniche sia per la sua collocazione geografica, particolarmente strategica in termini di collegamenti stradali e ferroviari. Un altro fattore che rende l’area ideale per ospitare il progetto di Italvolt è il forte legame con il tessuto produttivo del Piemonte, la prima regione in Italia per quanto riguarda la produzione industriale automotive. Il territorio inoltre possiede un’ampia disponibilità di risorse già professionalizzate a cui verrà dedicato un percorso di reskilling e upskiling studiato in accordo con le istituzioni educative locali”.
A che punto è il progetto?
“Il nostro team è al lavoro per finalizzare la versione definitiva del progetto che sarà presentata entro l’estate 2022, così da ottenere i permessi di costruzione a inizio 2023. Il progetto procede speditamente anche grazie alle partnership con alcune aziende leader, tra cui ABB (elettrificazione e automazione), Equans (clean & dry rooms e process utilities), TÜV SÜD (controllo e certificazione processi produttivi, strategia ESG) American Manganese (riciclaggio delle batterie) e, proprio in questi giorni, con AECOM. Quest’ultima fornirà supporto per ottimizzare i processi operativi della Gigafactory, oltre a definire politiche di approvvigionamento guidate da criteri ESG. L’obiettivo è avviare la produzione nel 2024 avendo, a regime, una capacità produttiva di 45GWh e circa 3 mila lavoratori impiegati“.
Qual è il ruolo delle Gigafactory nell’obbiettivo della sostenibilità ambientale?
Operiamo già all’interno di un ambito definito mobilità sostenibile, finalizzato a sostituire i tradizionali combustibili fossili con tecnologie in grado di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici dei trasporti. Ma per fare in modo che non sia solo un’etichetta, dobbiamo essere certi che ogni fase della filiera di produzione delle batterie sia sostenibile, non solo il prodotto finale. E questo è garantito dal nostro impegno in quanto società best in class in termini ESG, grazie a rigorosi criteri relativi all’approvvigionamento delle materie prime e ai processi produttivi, ma anche attraverso il contributo tangibile alle comunità locali dal punto di vista sociale”.
di Giovanni PalmisanoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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