Occhiali intelligenti, ne sentiamo parlare da giorni ma sarebbe utile comprendere cosa li renda tali.
Con una fotocamera da 5mpx integrata nella montatura, un microfono che permette di trasmettere comandi vocali e un’uscita audio per ascoltare la musica e fare le telefonate, i Ray-Ban Stories promettono di rendere la vita delle persone più semplice, ma non sono i primi ad averci provato.
Entrano nel mercato esattamente otto anni dopo i Google Glass, che promettevano una svolta però mai avvenuta. Il motivo? Il prezzo, un’estetica poco accattivante e numerose criticità in termini di privacy. Facebook invece, garantisce che non accederà ai contenuti prodotti attraverso i Ray-Ban intelligenti e non li utilizzerà per eventuali inserzioni pubblicitarie mirate.
Quello che preoccupa però è il confine sottile su cui si regge l’idea stessa di indossare un prodotto che registra qualsiasi cosa attorno a sé con un semplice tocco. Il fatto che, mentre la registrazione è attiva, si accenda un led sull’occhiale, non fornisce sufficienti garanzie sul fronte della privacy. Senza contare i diversi interrogativi sulla salute, come comprendere cosa comporti indossare un dispositivo tutto il giorno.
Come sottolineato da Facebook stesso, che sembra più suggerire le criticità invece che rassicurare, non bisognerebbe usare gli occhiali alla guida, acquisire informazioni strettamente personali come codici, registrare foto o video senza il consenso dei diretti interessati.
Oltre che sulla questione privacy, di cui sentiamo costantemente parlare, sarebbe utile concentrarsi sul prezzo. Gli occhiali vengono venduti a partire da 329 euro. Un prezzo popolare se pensiamo che per uno smartphone arriviamo a spendere più di 1000 euro.
Questo è un prodotto pensato per la massa. Un articolo al quale avranno accesso in molti e che entrerà presto a far parte delle nostre vite se dovesse convincere.
L’idea degli occhiali intelligenti mira principalmente ad un’evoluzione dei gesti che compiamo nel quotidiano. Indossare una fotocamera permette di vivere il momento a mani libere, senza inutili ingombri, restando totalmente immersi nell’azione che si compie o si registra. Addio distacco o straniamento e addio oggetti, presto saremo tutti al telefono senza un telefono. Scatteremo foto senza una fotocamera tra le mani. Ascolteremo musica nell’aria.
Perdendo il valore stesso di queste azioni, dando sempre più rilievo alla condivisione, mettendo da parte la realtà per ricordarla come noi stessi abbiamo deciso, la nostra vita sarà davvero più semplice o banalmente non saremo più in grado di distinguere tra reale e aumentato?
Attendiamo i prossimi strabilianti modelli per avere una risposta.
di Elena Bellanova
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