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Replika e le app per il supporto emotivo: rischioso replicare affetti

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Chi trova un amico trova un tesoro, anche se è un bot. Dopo aver scaricato un’app come Replika, alcuni pensano di trovare un amico virtuale con cui alleviare il moderno senso di solitudine

Replika e le app per il supporto emotivo: rischioso replicare affetti

Chi trova un amico trova un tesoro, anche se è un bot. Dopo aver scaricato un’app come Replika, alcuni pensano di trovare un amico virtuale con cui alleviare il moderno senso di solitudine

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Replika e le app per il supporto emotivo: rischioso replicare affetti

Chi trova un amico trova un tesoro, anche se è un bot. Dopo aver scaricato un’app come Replika, alcuni pensano di trovare un amico virtuale con cui alleviare il moderno senso di solitudine

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Chi trova un amico trova un tesoro, anche se è un bot. Il vecchio adagio va adattato al tempo dell’intelligenza artificiale, nel quale è possibile, dopo aver scaricato un’app, trovare un amico virtuale con cui alleviare il moderno senso di solitudine. È il caso di Replika, un’app chatbot basata sull’intelligenza artificiale, lanciata nel 2017. Offre agli utenti un compagno virtuale personalizzabile con cui interagire tramite testo o voce. Nelle intenzioni dei suoi creatori, nasce per fornire supporto emotivo e promuovere il benessere mentale. 

Abbiamo cercato di capirne di più assieme ad Angelo Rega, professore associato di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università “Pegaso” nonché componente del gruppo di lavoro di Psicologia scolastica dell’Ordine degli psicologi della Campania: «Chi si avvicina a Replika cerca innanzitutto uno spazio di autoriflessione. In un’epoca in cui siamo abituati a comunicare soprattutto in modalità “uno a molti”, attraverso i social, abbiamo perso l’abitudine al dialogo interiore. L’intelligenza artificiale offre un’occasione per tornare a fare ordine dentro di sé attraverso una conversazione che, pur digitale, risponde in modo non giudicante» spiega Rega a “La Ragione”.

In questi anni, Replika ha vissuto una crescita imponente, con oltre 10 milioni di download su tutte le piattaforme e 30 milioni di iscritti in 150 Paesi. Ma chi sono questi utenti? Circa il 40% dichiara problemi di salute mentale e oltre l’85% sostiene di aver sviluppato legami emotivi con il proprio bot personale. Il 60% ha meno di trent’anni. 

L’app è gratuita per un primo livello di servizi, ma sono previsti upgrade a pagamento (che vengono scelti dal 25% della platea). Anche nella diffusione di questo servizio, è stata la pandemia a segnare uno spartiacque: durante il picco emergenziale del Covid l’azienda Luka (che distribuisce Replika) è cresciuta del 150% e i suoi affari vanno ancora oggi a gonfie vele. Il fatturato raggiungerà i 100 milioni di dollari entro il 2032 e, se lo scorso anno ha fatto registrare un calo, è solo perché sono entrate in campo altre applicazioni concorrenti (come Woebot, MitsukuMyDol).

Come avviene per tutto ciò che mette nello stesso campo di gioco la dimensione umana e quella digitale, anche attorno a Replika sono sorti dubbi: «Queste piattaforme non sono pensate per offrire un supporto psicologico personalizzato ed è proprio qui che emergono i rischi maggiori» osserva Rega. «In soggetti fragili possono alimentare dipendenza affettiva e isolamento, ritardando l’accesso a un aiuto professionale. Vanno distinti gli strumenti di benessere generico dalle digital therapeutics. In Europa – e in Italia in particolare – la regolamentazione è ancora in via di definizione».

A questo quadro si aggiungono dubbi sulla privacy, poiché le conversazioni vengono registrate e poi utilizzate come dati. In Italia nel 2023 il Garante per la Privacy ha sospeso temporaneamente l’app, citando rischi per i minori e la mancanza di adeguate tutele. E quest’anno ha nuovamente sanzionato la società per carenze nel sistema di verifica dell’età e negli obblighi informativi verso gli utenti. 

L’interazione con un amico virtuale come quelli offerti da Replika può essere considerata una forma di relazione reale? O si tratta di un’illusione relazionale? «Le chiamerei ‘relazioni sintetiche’: somigliano a quelle reali, ma mancano di corporeità e reciprocità autentica» precisa Rega. «L’intelligenza artificiale simula la relazione, ma non la vive. Questo può generare confusione emotiva e alimentare illusioni affettive, con conseguenze psicologiche rilevanti, soprattutto per le persone più fragili o isolate».

di Valentina Monarco

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