Tech, è solo un inciampo
Tech, è solo un inciampo
Tech, è solo un inciampo
Il 2022 passerà certamente alla storia come l’annus horribilis del settore tecnologico. Secondo le stime più recenti, infatti, dall’inizio dello scorso anno circa 1.300 aziende del comparto hanno licenziato oltre 280mila dipendenti. Nello stesso periodo, secondo la piattaforma CB Insights, il numero delle startup con un valore superiore al miliardo di dollari – i cosiddetti “unicorni” – è crollato dell’85%, insieme ai capitali concessi loro dalle banche. Ciò nonostante sono sempre di più gli analisti che vedono il bicchiere mezzo pieno, guardando la situazione a partire dal pre-Covid.
In un recente report Rest of Word ha evidenziato come «dal 2019 Meta, Alphabet e Microsoft hanno tutte aumentato il proprio personale dal 50 al 90%, con migliaia di dipendenti in più anche al netto dei licenziamenti segnalati». L’unica eccezione tra le big tech sembra essere Twitter, che dall’arrivo di Elon Musk è passata da 7.500 a 2mila addetti. Allo stesso tempo, il ridimensionamento del settore tecnologico è stato certamente globale, ma non ha colpito in maniera uniforme ogni parte del mondo.
Fattori locali, come la maturità del comparto tech, hanno giocato un ruolo decisivo. In economie più strutturate, come quella del Nord America, i finanziamenti in capitale di rischio sono effettivamente crollati dai quasi 330 miliardi del 2021 ai 191 del 2022, così come in Asia. Al contrario, aree storicamente più arretrate come l’America Latina hanno visto triplicare i finanziamenti dal 2018, nonostante gli ultimi dodici mesi siano stati molto negativi. Una dinamica che il venture capitalist sudamericano Shu Nyatta, patron di Bicycle Capital, ha definito «solo un ritorno a una sorta di crescita stazionaria». In Africa la situazione risulta ancora più rosea, considerando che è l’unica regione insieme al Medio Oriente in cui i finanziamenti hanno continuato a crescere anche tra il 2021 e il 2022.
In molti ora si chiedono quanto possa prolungarsi ancora il ridimensionamento del comparto tech a livello globale. E le previsioni risultano, ancora una volta, estremamente diverse a livello geografico. Mentre big techamericane come Meta hanno già definito il 2023 «l’anno dell’efficienza» (per giustificare i propri tagli), altrove la situazione è molto diversa. Xin Sun del King’s College di Londra ritiene che Cina e India si contenderanno la palma di migliore terra di opportunità per i venture capitalist. In Africa e Sud America le garanzie sono minori, ma i margini di crescita restano enormi.
di Alessandro Salgarelli
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