Uomini-robot: luoghi comuni e verità scomode
La tensione robot-esseri umani nel mondo del lavoro non l’ha certo inventata Amazon. È necessario razionalizzare, analizzare e soprattutto non farsi prendere né dal panico né dalla voglia di facili conclusioni populiste
Uomini-robot: luoghi comuni e verità scomode
La tensione robot-esseri umani nel mondo del lavoro non l’ha certo inventata Amazon. È necessario razionalizzare, analizzare e soprattutto non farsi prendere né dal panico né dalla voglia di facili conclusioni populiste
Uomini-robot: luoghi comuni e verità scomode
La tensione robot-esseri umani nel mondo del lavoro non l’ha certo inventata Amazon. È necessario razionalizzare, analizzare e soprattutto non farsi prendere né dal panico né dalla voglia di facili conclusioni populiste
La tensione robot-esseri umani nel mondo del lavoro non l’ha certo inventata Amazon.
Fin dall’invenzione del telaio siamo entrati in contatto con un determinato tipo di paura, per certi aspetti persino ancestrale: quella di soccombere a forme che un tempo non avremmo osato definire di ‘intelligenza’,ma che pur nella semplice meccanica ci apparvero capaci di metterci fuori gioco. Di rendere gli uomini superflui.
Lavoro, uomini sostituiti dai robot? È necessario razionalizzare e non farsi prendere dal panico
Ecco perché è necessario razionalizzare, analizzare e soprattutto non farsi prendere né dal panico né dalla voglia di facili conclusioni populiste.
Non dovrebbe interessarci che Amazon abbia smentito l’indiscrezione del “New York Times”, secondo cui nei prossimi due lustri programmerebbe di sostituire fra 500mila e 600mila posti di lavoro ‘umani’ con un numero presumibilmente ben inferiore di robot. Dovremmo invece guardare in faccia la realtà.
Perché che l’azienda smentisca è scontato, per motivi di immagine e comunicazione e non certo di carattere finanziario, come ha insegnato il recente annuncio di ‘appena’ 16mila licenziamenti alla Nestlé, accolto benissimo in Borsa (i moralisti si astengano anche in questo caso: è un puro rapporto costi-profitti, nell’interesse degli azionisti).
Insomma, Amazon dice quello che deve dire e continuerà a programmare ciò che deve programmare, a cominciare da un uso sempre più massiccio e diffuso dell’intelligenza artificiale e dei robot.
Logistica, le mansioni a rischio sono a bassissimo valore aggiunto
Parliamo di un settore – la logistica – in cui le mansioni a rischio (ed eccoci arrivati al cuore del problema, che molti insistono a nascondere sotto il tappeto) sono a bassissimo valore aggiunto.
Come nell’era (ci siamo già passati!) delle catene di montaggio dipinte con orrore da Charlie Chaplin in “Tempi Moderni” novant’anni or sono, i lavori ripetitivi a bassa formazione e a bassa remunerazione sono destinati a sparire in gran numero. Oggi cento volte più velocemente di ieri, per i motivi esposti.
Ci daranno degli insensibili e invece è l’esatto opposto: il nostro problema non è piangere sui posti da magazziniere o più in generale ‘di fatica’ che vedremo sparire, ma capire come preparare la forza lavoro al numero sempre più elevato di nuove competenze che verranno richieste dal mercato.
Soltanto in Italia, ogni anno centinaia di migliaia di posti di lavoro restano vacanti perché non abbiamo chi sia in grado di coprirli!
Davanti alla notizia su Amazon buona parte dell’informazione reagisce invece con i soliti allarmi precostituiti sulla fine dell’umanità del lavoro, sulla miseria incombente, sulla vittoria delle macchine e ovviamente sul capitalismo dal canino sanguinolento d’ordinanza. In una parola, “Matrix”. Del resto, come noto, l’industria metalmeccanica alienante del Novecento era un’oasi di pace, tranquillità e serenità…
di Fulvio Giuliani
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