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A proposito di Bari e del ritorno dei clan

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Di Bari tanto si è parlato con gli ultimi arresti per corruzione elettorale e le dimissioni di un assessore. Non è sicuramente finita qui

Bari

A proposito di Bari e del ritorno dei clan

Di Bari tanto si è parlato con gli ultimi arresti per corruzione elettorale e le dimissioni di un assessore. Non è sicuramente finita qui

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A proposito di Bari e del ritorno dei clan

Di Bari tanto si è parlato con gli ultimi arresti per corruzione elettorale e le dimissioni di un assessore. Non è sicuramente finita qui

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La politica discute, i clan sparano. Di Bari tanto si è parlato nelle scorse settimane e anche nei giorni scorsi con gli ultimi arresti per corruzione elettorale e le dimissioni di un assessore. Non è sicuramente finita qui, c’è da aspettarsi che arrivino altri colpi di scena. Intanto sono saltate le primarie Pd-M5S e la commissione che deve valutare l’eventuale scioglimento del Comune è al lavoro.

Nel frattempo – mentre la politica si guadagnava le prime pagine – è stato ucciso Lello Capriati, nipote dello storico boss di Bari Vecchia Antonio Capriati. Scarcerato nel 2022 (la sua liberazione fu festeggiata con fuochi d’artificio), è stato ammazzato il giorno di Pasquetta a colpi di pistola. Una vera e propria esecuzione, che evidentemente rischia di riaccendere una faida fra i clan tutt’altro che spariti in città, come ha fotografato l’indagine che a fine febbraio ha portato a 130 arresti e da cui è nata anche tutta la polemica politica. Lo racconta in modo impietoso quello che è successo in questi giorni. Impossibile sottovalutarlo, tanto che è stato convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Oggi Bari è una città profondamente diversa da quella degli anni Novanta, quando la faida fra i clan si consumava per le strade e un morto faceva assai meno notizia. Secondo quanto fotografano le più recenti inchieste, il traffico di droga è affidato alle nuove generazioni e comunque negli ultimi anni almeno in apparenza la situazione pareva sotto controllo. Bari Vecchia è enormemente cambiata, non è più un feudo inaccessibile ma un luogo pieno di turisti. Tuttavia le famiglie criminali impegnate a spartirsi il territorio sono sempre le stesse, con i vecchi boss quasi tutti in carcere che però continuano a muovere i fili. Una criminalità che fa meno rumore o almeno così sembrava prima di quello che è successo nei giorni scorsi. Il rischio che si scateni un’escalation è concreto, il morto nelle leggi della malavita va vendicato. E chi indaga sa di essere di fronte a una corsa contro il tempo: chi ha sparato deve essere individuato e fermato, prima che si spari ancora. E non è detto che basti.

Certo impressiona rendersi conto di come nel 2024 i clan esercitino tuttora il controllo sul territorio. E sono gli stessi di tre decenni fa. Impressiona come sottotraccia vi siano ancora equilibri che non devono essere toccati. E come queste famiglie trovino sempre nuovi affiliati. Come una eredità che si tramanda, un cerchio che non si riesce a spezzare. Fa paura e deve necessariamente comportare un intensificarsi dello sforzo per contrastare la criminalità. Non soltanto quando avvengono episodi eclatanti. Nessuna città si può permettere di ritrovarsi indietro di decenni, di contare nuovi morti. Questa dovrebbe essere la priorità. Le polemiche politiche fanno scrivere e discutere, ma è per strada che bisogna intervenire.

di Annalisa Grandi

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