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Addio a Oliviero Toscani, il rivoluzionario della fotografia

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Si è spento nell’ospedale di Cecina, dove era ricoverato, il fotografo milanese di fama mondiale. Aveva 82 anni

Oliviero Toscani

Chissà quanti fra noi saranno intimamente convinti che Oliviero Toscani non avrebbe mai potuto diventare Oliviero Toscani nel mondo di oggi, ossessionato dal politicamente corretto. Da una finta e pelosa tendenza all’ossequio generalizzato che rischia di appiattire il pensiero, le parole e le capacità espressive.

Non abbiamo la controprova, ma vogliamo assolutamente credere che un genio dissacrante come il suo si sarebbe fatto beffe di tutto questo. Anzi, forse si sarebbe divertito ancor più a scandalizzare quelli che un tempo erano quelli che “ben pensano” e oggi si sono trasformati direttamente nei sacerdoti del pensiero unico.
Le immagini di Toscani hanno segnato un’epoca, perché erano dotate di una potenza espressiva, di una bellezza, di un’immediatezza che hanno fatto la storia della fotografia e della pubblicità italiana. E sono scuola ancora oggi. Sarà legato per sempre, nell’immaginario collettivo di chi c’era ma anche di chi è venuto dopo, alle fenomenali campagne pubblicitarie della Benetton e Oliviero Toscani non se n’è mai fatto un cruccio. Nonostante fosse molto più che il fotografo dell’epoca d’oro di un brand, che i ragazzi di oggi faticherebbero a immaginare essere stato globale – per una breve e luminosa stagione – al pari di alcuni grandi nomi statunitensi o asiatici odierni. Benetton divenne un mito grazie a lui, grazie alla libertà espressiva che gli fu garantita, alla scelta di colpire senza avvolgere l’ideale pugno dell’immagine Made in Toscani in nessun guanto di velluto.

Non ha mai avuto l’ossessione di piacere a tutti, anzi. Toscani si è divertito per un’intera esistenza a mandare a stendere con una certa prontezza e leggerezza il prossimo, soprattutto quelli – ed erano tanti – che gli stavano sul gozzo. A ripercorrere il suo lavoro e non solo perché si è arrivati all’ultimo saluto, si prova un’inevitabile nostalgia per la stagione frizzante e stimolante che seppe caratterizzare. Accompagnata dal rimpianto tipico di quando si smette di dar spazio a chi riesce ad andare fuori schema, oltre il prevedibile e il previsto.

Le sue ultime apparizioni sono state segnate dalla drammatica consapevolezza di una malattia senza ritorno, ma resta la forte convinzione che di questo mondo risvegliatosi potentemente ipocrita gli piacesse ormai proprio poco.

Di Fulvio Giuliani

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