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Alessia Pifferi

Alessia Pifferi che chiede al giudice di “non sgridarla”

C’è qualcosa che sin dall’inizio ha colpito, nella terribile vicenda della piccola Diana. Il modo in cui la mamma percepisse la figlia come un ostacolo alla sua vita
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Alessia Pifferi che chiede al giudice di “non sgridarla”

C’è qualcosa che sin dall’inizio ha colpito, nella terribile vicenda della piccola Diana. Il modo in cui la mamma percepisse la figlia come un ostacolo alla sua vita
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Alessia Pifferi che chiede al giudice di “non sgridarla”

C’è qualcosa che sin dall’inizio ha colpito, nella terribile vicenda della piccola Diana. Il modo in cui la mamma percepisse la figlia come un ostacolo alla sua vita
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C’è qualcosa che sin dall’inizio ha colpito, nella terribile vicenda della piccola Diana. Il modo in cui la mamma percepisse la figlia come un ostacolo alla sua vita
C’è qualcosa che sin dall’inizio ha colpito, nella terribile vicenda della piccola Diana lasciata da sola per giorni in casa dalla madre Alessia Pifferi. Il modo in cui questa mamma percepisse la figlia come una sorta di ostacolo, per vivere la propria vita. Un ostacolo per vivere la sua ossessione per gli uomini. Ed è la stessa sensazione che ritroviamo, forte, ora che questa madre è comparsa in aula. A raccontare come avesse lasciato la figlia da sola già altre volte. Come, parole sue, «pensavo che il latte le bastasse». Come in fondo se, ancora oggi, quello che conta per questa donna fosse giustificare se stessa. Come se la morte atroce della sua bambina fosse un dettaglio sullo sfondo. 
 
Alessia Pifferi che chiede al giudice di «non sgridarla». Come fosse lei, una bambina che ha fatto una marachella e non una donna adulta che ha lasciato da sola la figlia, al caldo, con un biberon con latte e tranquillanti, per correre dall’uomo del momento. È una vicenda che non finisce di sconvolgere. Alessia non ha mai chiesto aiuto. Non ha detto a nessuno che Diana era sola in casa. Lo avesse fatto, la bambina sarebbe ancora viva. Eppure per lei, quello che conta è “non essere sgridata”. Non che la sua bambina non ci sia più. 
Di Annalisa Grandi

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