Ambulanze multate e bloccate: quando la burocrazia ferma i soccorsi
Fermi e multe ai mezzi del 118, ma in Italia le ambulanze non bastano. Un cortocircuito che pesa sul sistema dei soccorsi
Un’ambulanza della Croce Viola di Sesto Fiorentino è stata multata a Prato il 20 gennaio 2020 mentre trasportava una paziente all’ospedale Misericordia e Dolce di Prato.
Il mezzo, a sirene spiegate, era entrato in una zona a traffico limitato.
Nonostante la richiesta di annullamento con tutti i documenti che provavano il “trasporto sanitario”, il Comune ha comunque emesso un verbale da 98 euro, notificato mesi dopo l’intervento.
L’associazione decide così di presentare formale ricorso, convinta che si trattasse di un errore e di ricevere una rettifica.
Ma, dopo quattro anni, la cartella esattoriale è stata confermata e il ricorso respinto.
E non è finita: a maggio è scattata anche la procedura di fermo amministrativo su una delle ambulanze, per il mancato pagamento dell’ingiunzione.
Tra l’altro, il veicolo interessato non era nemmeno quello entrato in Ztl nel 2020, ma un altro mezzo appartenente al parco macchine dell’associazione.
Oggi il fermo è stato ritirato, ma resta il debito con il Comune che ammonta a 400 euro.
Per il presidente della Croce Viola Alessandro Iasello però, è una questione di principio: “Ci piacerebbe che qualcuno capisse l’errore, prima che paghiamo. Perché di questi tempi, fermare un’ambulanza per una questione burocratica non è solo ingiusto. È disumano” ha detto al Tirreno.
I volontari segnalano che nei comuni limitrofi in situazioni analoghe, una volta riconosciute le targhe dei mezzi di soccorso, è convenzione condivisa che le multe vengano cancellate.
Ambulanze (e non solo), non sempre, però, la macchina burocratica mostra lo stesso buon senso
Non sempre, però, la macchina burocratica mostra lo stesso buon senso.
A Lecce, per esempio, l’Asl ha quattro ambulanze sotto fermo amministrativo per sanzioni risalenti al 2021: tra importi base, ingiunzioni, spese istruttorie e oneri di notifica, il totale supera i 1.100 euro.
Intanto il Sistema Sanitario Nazionale resta in affanno: solo una provincia su tre dispone di ambulanze e personale adeguati a garantire i tempi previsti d’intervento.
Il Sistema di emergenza urgenza 118 ha analizzato i tempi di percorrenza dei mezzi di soccorso e ha stabilito in 8 minuti il limite massimo di intervento, dalla chiamata all’arrivo dei soccorsi, con una velocità media di percorrenza di 60 chilometri orari.
Per questo motivo, secondo le stime del 118, in Italia ne servirebbero almeno altre 716 per coprire i bisogni del territorio.
di Angelo Annese
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