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Andrea Papi, la tragedia e le lingue lunghe

Sulla tragedia del giovane Andrea Papi ucciso in Trentino da un orso in tanti hanno scritto sui social frasi senza umanità, dimenticando che in molti casi si dovrebbe solo tacere
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Andrea Papi, la tragedia e le lingue lunghe

Sulla tragedia del giovane Andrea Papi ucciso in Trentino da un orso in tanti hanno scritto sui social frasi senza umanità, dimenticando che in molti casi si dovrebbe solo tacere
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Andrea Papi, la tragedia e le lingue lunghe

Sulla tragedia del giovane Andrea Papi ucciso in Trentino da un orso in tanti hanno scritto sui social frasi senza umanità, dimenticando che in molti casi si dovrebbe solo tacere
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Sulla tragedia del giovane Andrea Papi ucciso in Trentino da un orso in tanti hanno scritto sui social frasi senza umanità, dimenticando che in molti casi si dovrebbe solo tacere
È una piccola, grande maledizione quella di dover sempre aggiungere una parola. Valutare, giudicare fatti e persone che non si conoscono. In particolare quando ci sono ignoti i dettagli, un banale senso di prudenza e rispetto dovrebbe imporci la massima cautela. Ancor più se a esprimersi sono dei giornalisti, che dovrebbero ancora sentire il dovere morale di non trasformare le notizie in avanspettacolo. Invece, attratti come le falene dalla luce, sui social in troppi sentono la necessità di comunicare al mondo le loro certezze. Anche quando assolutamente non richieste: nel caso della tragedia del giovane Andrea Papi ucciso in Trentino da un orso – fatto più unico che raro e difficile da spiegare con granitiche certezze da fior di esperti – si sono scatenati i soliti soloni della domenica. Censori dal tweet facile, lo lingua lunghissima e lo scarsissimo senso di umanità. Nonostante il dolore e la tragedia, una schiera di imbecilli si è esercitata in queste ore, fra volgari offese, ironie illeggibili su una giovane vita spezzata e – nella migliore delle ipotesi – pensose riflessioni su quanto l’imprudenza di un uomo possa ora costare a quell’orso, ricercato dalle autorità trentine per essere abbattuto dopo il fatale agguato. Non solo sono più che comprensibili la rabbia e il dolore della fidanzata e della mamma della vittima, nel loro sdegno per ciò che hanno dovuto leggere dovremmo riconoscerci tutti. Scorgervi una severa lezione sulla riscoperta del senso del limite e della decenza. Non siamo tenuti a parlare di tutto, men che meno con toni saccenti e sputando sentenze ridicole pur di farsi notare nella canea social. Se si ritiene di avere qualcosa di sensato da esporre, se ne scrive con il dovuto rispetto. Altrimenti, in particolar modo davanti al dolore altrui, si sta zitti. Di Fulvio Giuliani

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