Bloccare la finanza per bloccare Putin
Bloccare la finanza per bloccare Putin
Bloccare la finanza per bloccare Putin
Siamo arrivati al quinto ‘pacchetto’ sulle sanzioni. Lo strumento, in sé e per sé (scomodando una formula hegeliana), è cosa buona e giusta. Come dice anche Draghi, mordono la Russia (-10% di Pil 2022 secondo l’Ocse e l’Economist Intelligence Unit), indebolendo la sua economia soprattutto sul medio termine. Putin è però riuscito a dribblare il primo ostacolo: nonostante sia stato fischiato l’offside finanziario (soprattutto da Londra) sta pagando i debiti obbligazionari in dollari, evitando il default tecnico che avrebbe invece provocato il loro regolamento in rubli svalutati con l’addio a nuovi prestiti. Almeno finora: a metà marzo erano cedole per 117 milioni di dollari, mentre ora sono in scadenza bond per 2 miliardi.
Crescono però in questi giorni – e da fonti diversificate, sia geograficamente sia ideologicamente – i warning sull’effettiva efficacia delle sanzioni che alcuni ritengono una specie di (mezzo) boomerang, perché incidono soprattutto sulla vita dei cittadini e (paradossalmente) proprio degli stranieri. Come è già successo per altri Stati-canaglia come l’Iran e la Corea del Nord. Gli oligarchi russi portano i loro super yatch in Turchia e scorrazzano nei cieli occidentali, secondo un’inchiesta di “The Guardian” con “Flightradar24”. Mentre per i beni essenziali si trova il modo di aggirare le sanzioni con strumenti diversi, alcuni ‘leciti’ (perché non tutti i canali finanziari sono ancora stati bloccati, a parte Swift, cioè la società per telecomunicazioni finanziarie che gestisce gli Iban mondiali), altri meno.
Mosca ha avuto tempo per prepararsi e, oltre alle riserve ufficiali (630 miliardi di dollari secondo l’osservatorio Cpi), esiste una ragnatela di transazioni segrete messa in piedi nel tempo all’estero (con i beni personali di Putin al sicuro nei forzieri svizzeri e nei paradisi fiscali di mezzo mondo). Secondo “The Wall Street Journal” esiste un sistema bancario e finanziario clandestino e ‘grigio’, capace di gestire decine di miliardi di dollari di commercio estero, cosa proibita dalle sanzioni. Ecco un versante sul quale intervenire per stringere il cappio economico al regime di Putin.
Del resto si tratta di uno sport antico: altri banditi organizzati tipo narcos, mafia (russa e cinese comprese, per le quali abbiamo smesso di stampare i biglietti da 500 euro), camorra et cetera hanno imparato come si possano gestire attività economiche colossali pur avendo alle calcagna le polizie finanziarie di tutto il mondo. Circa le sanzioni, bisogna lavorare per renderle ancora più stringenti, incalzanti, puntuali. Sanzioni più dure (attuate attraverso un rolling programme senza alcun tentennamento, come per Swift) abbreviano la guerra.
di Franco VergnanoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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