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Bracciante

La banalità del male e del cinismo

C’eravamo e abbiamo fatto finta di niente, armando la bestialità di questi subumani che ci auguriamo vengano al più presto consegnati alla giustizia

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La banalità del male e del cinismo

C’eravamo e abbiamo fatto finta di niente, armando la bestialità di questi subumani che ci auguriamo vengano al più presto consegnati alla giustizia

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La banalità del male e del cinismo

C’eravamo e abbiamo fatto finta di niente, armando la bestialità di questi subumani che ci auguriamo vengano al più presto consegnati alla giustizia

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C’eravamo e abbiamo fatto finta di niente, armando la bestialità di questi subumani che ci auguriamo vengano al più presto consegnati alla giustizia

Non riuscire a guardare, comprendere, commentare è umano. Non dobbiamo vergognarci se non troviamo la forza di leggere o ascoltare le parole della vedova del bracciante indiano morto fra atroci sofferenze, dopo essere stato abbandonato come un rifiuto in una campagna a una manciata di chilometri dalla nostra capitale. 

Se il senso di profonda angoscia e vero terrore davanti a un caso di inumanità conclamata è comune, non abbiamo alcun diritto di far finta di non vedere e non sapere riguardo la realtà che ha contribuito a portare a questo scempio. C’eravamo e abbiamo fatto finta di niente, armando la bestialità di questi subumani che ci auguriamo vengano al più presto consegnati alla giustizia.

Sono anni che parliamo di immigrazione abbracciando una fede, sventolando ossessivamente una bandiera, atteggiandoci a capi ultras della peggior risma. Ci rinfacciamo razzismo o buonismo con supremo cinismo. E la gente continua a morire attraversando il Mediterraneo, i bambini affogano, i braccianti muoiono. Lo sappiamo tutti, ma l’importante è che accada lontano dai nostri occhi e dalla nostra coscienza. 

Anche questa tragedia raccapricciante, ignobile e che pesa sull’intero nostro Paese è perfetta per continuare la solita recita. La sinistra accuserà la maggioranza di inumanità. La destra coglierà l’orrido frutto di uno dei mille traffici illeciti di esseri umani che avvengono alla luce del sole, per sottolineare la necessità di “stroncare” gli ingressi illegali. Come? Cominciamo a dirlo, poi si vedrà…. Un girotondo vergognoso e inutile. 

Tanto per cominciare, sul caporalato abbiamo perso il conto degli anni in cui si promettono fuoco e fiamme e poi tutto continua come prima. Questo non è un tema epocale, le siccità africane e le guerre non c’entrano nulla, si tratta di saper controllare il territorio. Punto. Tutti coloro che hanno occupato la carica di ministro dell’Interno e del Lavoro da un bel po’ di anni dovrebbero essere chiamati a risponderne politicamente. 

Quanto agli immigrati clandestini, abbiamo perso direttamente la speranza: sia chi si accontenta del centro in Albania per favoleggiare di soluzioni sia chi lo sfrutterà per accusare un altro po’ Giorgia Meloni di razzismo contribuirà a prolungare l’ignominia. 
Nessuno si salva da solo: vale per chi è in mare e anche per i Paesi che devono sopportare i flussi migratori: una soluzione potrebbe essere delegare all’Unione europea l’identificazione, l’accoglienza e lo smistamento in aree sottratte alla giurisdizione dei singoli Stati. Qualcuno ne vuole parlare? 

Come del poter “chiamare“ gli immigrati di cui abbiamo bisogno, compresi laureati e specializzati, senza la bubbola dell’accusa di razzismo perché vorremmo poter scegliere – in parte – chi far lavorare da noi. 
Tanto è sempre più facile una polemica di fuoco che provare l’unico sentimento possibile: la vergogna

di Fulvio Giuliani

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