Caso Fiano, orrido antisemitismo. Senza vergogna e memoria
A un esponente del Partito democratico, Emanuele Fiano, è stato impedito da un gruppuscolo di sedicenti attivisti pro pal di prendere la parola in un incontro pubblico all’università Cà Foscari
Caso Fiano, orrido antisemitismo. Senza vergogna e memoria
A un esponente del Partito democratico, Emanuele Fiano, è stato impedito da un gruppuscolo di sedicenti attivisti pro pal di prendere la parola in un incontro pubblico all’università Cà Foscari
Caso Fiano, orrido antisemitismo. Senza vergogna e memoria
A un esponente del Partito democratico, Emanuele Fiano, è stato impedito da un gruppuscolo di sedicenti attivisti pro pal di prendere la parola in un incontro pubblico all’università Cà Foscari
È una storia molto brutta, anche per questo ci siamo presi qualche ora per ragionarci su.
Il fatto: a un esponente del Partito democratico, Emanuele Fiano, è stato impedito da un gruppuscolo di sedicenti attivisti pro pal di prendere la parola in un incontro pubblico all’università Cà Foscari di Venezia. La sua colpa? Non tanto nutrire delle speranze di pace su la terra più martoriata dei nostri tempi rifuggendo le semplificazioni manichee ma aver osato rappresentare da presidente l’associazione “Sinistra per Israele” (orribile dictu) e sopra e prima di ogni altra cosa essere ebreo.
Non perdiamo tempo, non prendiamoci in giro, non giriamoci intorno: secondo certa gentaglia, il suo problema è l’essere ebreo. Il marchio d’infamia, la lettera scarlatta che ci riporta dritti ai peggiori incubi dell’antisemitismo, che – è del tutto evidente – questi ragazzotti non hanno mai studiato. Nessuno deve essere riuscito a far approdare nella loro testa verità storiche incontrovertibili, che se avessero compreso anche solo in superficie li costringerebbero a vergognarsi.
Vergognarsi di appoggiare più o meno consapevolmente l’idea che qualcuno possa avere o non avere pieno diritto di cittadinanza e di parola per motivi religiosi, etnici, politici o di altra natura. Ancor più in una università, come sottolineato nella sacrosanta condanna della rettrice Tiziana Lipiello.
Un orrore da cui siamo già passati come italiani e da complici spesso silenti, come lo stesso Fiano ha ricordato con immensa amarezza, citando il papà zittito alla vigilia delle leggi razziali del 1938. Tornando ai pro pal, per costoro conta l’essere ebreo, conta il marchio di infamia di cui si scriveva. Quindi i Fiano vanno zittiti, esclusi, bollati. È un meccanismo orribile, che si nutre di odio. Pure strabico: si può manifestare – anzi si deve – per i palestinesi in chiave antisraeliana, per la Striscia di Gaza, i bambini arabi e non si manifesta per i bimbi ucraini. Senza provare alcuna vergogna.
La disgustosa disavventura capitata all’esponente del Pd dovrebbe essere l’occasione per certi ambienti della sinistra di prendere atto di non poter avere nulla a che fare con chi stila classifiche dell’orrore e divide i bambini fra chi merita solidarietà e chi può essere ignorato.
di Fulvio Giuliani
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