Caso La Russa, una violenza è una violenza
Caso La Russa, una violenza è una violenza
Caso La Russa, una violenza è una violenza
È comprensibile l’istinto di un padre di difendere il proprio figlio. E nel caso della vicenda che ha coinvolto il figlio di Ignazio La Russa spetta a chi indaga accertare come siano davvero andate le cose. Colpiscono però – qualunque sia la verità – le parole del padre di Tommaso Gilardoni, dj e amico di La Russa Jr, anche lui indagato. Colpiscono perché al di là della volontà di ribadire che il figlio è un bravo ragazzo, nell’intervista a La Verità l’uomo esprime invece giudizi particolarmente pesanti sulle coetanee del figlio. “Al giorno d’oggi le ragazze prima fanno sesso poi si accorgono con chi lo hanno fatto e magari vanno a denunciare…” dice l’uomo.
Frasi che sembrano un giudizio non solo nei confronti della giovane che in questo caso ha denunciato la presunta violenza, ma anche di tutte le altre che fanno parte di questa generazione di ventenni. Come se ribaltare la prospettiva cambiasse la sostanza: una violenza è una violenza, se c’è stata va punito chi l’ha commessa, viceversa no. E il comportamento più o meno disinibito della presunta vittima non c’entra nulla. Inutile essere ipocriti, a vent’anni si esagera. A vent’anni si osa. A vent’anni si sbaglia. Ma uno stupro è un’altra cosa.
di Annalisa GrandiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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