app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app
Ramy Elgaml

Caso Ramy Elgaml, uno sguardo oltre le barricate

I deboli pagano il falso pietismo venendo diffamati, mentre il lassismo favorisce chi disprezza la legalità e predilige la paura. La sana repressione è una via che preserva la civiltà

|

Caso Ramy Elgaml, uno sguardo oltre le barricate

I deboli pagano il falso pietismo venendo diffamati, mentre il lassismo favorisce chi disprezza la legalità e predilige la paura. La sana repressione è una via che preserva la civiltà

|

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da La Ragione (@laragione.eu)

Caso Ramy Elgaml, uno sguardo oltre le barricate

I deboli pagano il falso pietismo venendo diffamati, mentre il lassismo favorisce chi disprezza la legalità e predilige la paura. La sana repressione è una via che preserva la civiltà

|
|

I deboli pagano il falso pietismo venendo diffamati, mentre il lassismo favorisce chi disprezza la legalità e predilige la paura. La sana repressione è una via che preserva la civiltà

Soffiare sul fuoco non conviene a nessuno, salvo che a incendiari e sfruttatori dei roghi. Che campano di barricate. Quel che accade nel quartiere milanese del Corvetto non è un fatto isolato. E le conseguenze possono essere gravi, i problemi possono ingigantirsi se all’agitazione si risponde agitandosi. Serve la ragionevole fermezza di chi intende arginare ed evitare di fomentare. È capitato purtroppo che servitori dello Stato, vestendo una divisa, abbiano abusato del loro potere e usato in modo criminale la forza, fino a produrre la morte di chi avevano il dovere di mettere in sicurezza, non di punire per loro conto. Di questi casi non ci si limita a dare conto, ma li si ricorda sempre. Perché di quelle divise ci si deve potere fidare, senza che sfidino i cittadini. Al Corvetto non è successo nulla di ciò: all’ordine di fermarsi, impartito da una divisa, si ha l’obbligo di fermarsi, non c’è il diritto di scappare e c’è il dovere di inseguire. Si tratta sempre di presunti innocenti, ma la fuga è di suo un segnale che è meglio controllare. Che sia un potenziale assassino, stupratore, spacciatore o ladro, non è consentito lasciarlo andare per non prendersi la fatica (e il rischio) di provare a fermarlo. Purtroppo è capitato che un ragazzo in fuga sia incorso in un incidente che gli è costata la vita. Non può che destare rammarico, ma la responsabilità è sua che scappava, non di chi lo inseguiva.

Dopo questo lutto un gruppo di altri giovani, probabilmente suoi conoscenti, hanno spostato i cassonetti della spazzatura al centro di qualche strada e gli hanno dato fuoco, mimando una rivolta. Che siano figli di italiani o di immigrati è questione che può interessare la sociologia, non l’ordine pubblico. Cercare di capire e di dialogare è sempre un bene, ma quel tipo di azioni devono essere represse, devono finire davanti a un giudice, proprio perché la rivolta è stata solo mimata e ben prima che diventi realtà. La repressione serve anche ai diretti protagonisti, perché li aiuterà a non gettare una vita e il loro futuro nel nulla della violenza, senza altra prospettiva che la perdizione. Non si tratta soltanto di quel quartiere né di stabilire se quelle zone siano o meno periferia. Quale che sia l’ampiezza dell’apertura di un compasso puntato sul centro e diretto verso il punto della rivolta o del disagio, dalle due parti vige la medesima legge e deve essere assicurato lo stesso ordine. Patteggiare la perdita di sovranità può sembrare conveniente per evitare gli scontri minori, ma finisce con il rendere invivibili quelle aree, con l’esporre i cittadini ai pericoli e con il far pagare ai giovani immigrati il pregiudizio negativo verso qualche loro coetaneo delinquente. Abbiamo già troppe aree in queste condizioni. E sono dei pessimi affari.

A quanti già hanno i lucciconi pronti nel sentir parlare di repressione, vorrei ricordare i devastanti effetti del lassismo, a carico dei più deboli. Chi ha comprato una casa in quel posto, orgoglioso dei sacrifici che gli è costata, se la vede precipitata in un buco nero di caos, che poi significa di ordine pubblico ispirato alla forza e non alla legalità. I suoi sacrifici perdono valore e un altro debole viene fregato dalla presunta compassione verso i deboli. I tanti immigrati che lavorano onestamente, facendo i sacrifici che fecero i nostri genitori per farci studiare e assicurarci una vita migliore, si vedono precipitati in una condizione in cui quei ragazzi sono già a sospetto d’essere violenti barricadieri per il solo fatto di esistere. Vedranno i propri figli a rischio di attrazione delinquenziale, anziché spinti a puntare sul successo professionale. Così una bella barcata di deboli pagano il falso pietismo che li relega a essere non solo ultimi, ma anche diffamati. Dall’altra parte delle barricate il lassismo favorirà quelli che disprezzano la legalità e prediligono coltivare la paura, la contrapposizione e la reazione. Per questo la sana repressione è una via che preserva la civiltà.

Di Davide Giacalone

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Costumi, fede e libertà

11 Febbraio 2025
L’Italia è uno Stato liberale e in cui vige la distinzione fra politica e religione. Purtroppo, …

Mafia, maxi operazione a Palermo: oltre 180 arresti

11 Febbraio 2025
L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore de Lucia e dall’aggiunta Sabe…

Reggio Emilia: grosso incendio all’Inalca, residenti evacuati

11 Febbraio 2025
Maxi incendio nello stabilimento Inalca di Reggio Emilia, una delle aziende più note nel settore…

Desenzano, neonata muore dopo il parto. Ginecologo si toglie la vita

10 Febbraio 2025
A Desenzano (Brescia), una neonata è morta poco dopo essere venuta alla luce. 3 giorni dopo un g…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI