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Chi si gira dall’altra parte

Napoli: la città e i suoi abitanti non possono ignorare un hinterland che a volte sembra scivolare nell’incubo senza neppure opporre resistenza
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Napoli: la città e i suoi abitanti non possono ignorare un hinterland che a volte sembra scivolare nell’incubo senza neppure opporre resistenza
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Napoli: la città e i suoi abitanti non possono ignorare un hinterland che a volte sembra scivolare nell’incubo senza neppure opporre resistenza
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Napoli: la città e i suoi abitanti non possono ignorare un hinterland che a volte sembra scivolare nell’incubo senza neppure opporre resistenza
L’allucinante violenza di Caivano, i particolari raccapriccianti risvegliano antichi ricordi. Per essere più precisi, sensazioni angoscianti di quando vivevo a Napoli e noi “privilegiati“ dei quartieri bene – fossero il mio Vomero, Chiaia, Posillipo e così andare poco cambiava – ci dividevamo fra chi faceva finta di non accorgersi del resto del mondo intorno a sé e chi confusamente cominciava a costruire una coscienza fatta di disagio crescente. Perché fra le strade in cui siamo cresciuti e Caivano, oggi come allora, corre una manciata di chilometri. A volte neanche quella. Indifferenti alle minime distanze, i mondi si sfiorano, senza toccarsi quasi mai. Di qua i bambini curati e coccolati, i ragazzi cresciuti nella bambagia dei miei anni ‘80 o di questo III millennio, di là l’incubo. Totale. Ragazzi e bambini – bambine, in questo tragico caso – ignorati, abbandonati. Se non peggio. A poche strade dal nostro di mondo, dalle nostre sicurezze. Ricordo come da ragazzini evitassimo accuratamente l’altra Napoli. Molti non volevano neanche sentirne parlare, sospetto perché i primi a far finta “non fossero fatti loro” erano i loro genitori. Stavamo inconsciamente contribuendo a creare quella futura borghesia spesso indifferente che è fra le iatture della mia città d’origine. Come può, infatti, una comunità tollerare un buco nero, quella cittadella dell’orrore in cui si è consumata la violenza sulle due ragazzine e solo il cielo sa cos’altro? Quando scriviamo “comunità“, ci riferiamo agli amministratori, alla Polizia locale, alle forze dell’ordine, ai proprietari di quell’area – esisteranno, qualcuno risponderà di quello schifo – ma anche all’intera comunità cittadina e non solo di Caivano o delle troppe Caivano. Parliamo di tutta Napoli, perché la città e i suoi abitanti non possono ignorare un hinterland che a volte sembra scivolare nell’incubo senza neppure opporre resistenza. Di qua la città che si bea dei suoi turisti, delle sue bellezze incommensurabili e di là chi cerca di tenere il ‘Bronx’ a distanza di sicurezza. Solo una pia illusione, come ci ricorda l’assurda tragedia delle due cuginette a cui è stata rubata la vita. Di Fulvio Giuliani

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