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Clamorosa fuga dal carcere di Opera: il 41enne Toma Taulant evade per la quarta volta

Le lenzuola, il rampino, i manici di scopa e il seghetto: la rocambolesca fuga di Toma Taulant dal carcere di Opera

 

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Carcere di Opera di Milano, settore di massima sicurezza. Nella notte tra sabato e domenica un detenuto è riuscito a scappare nel modo più “classico” che si possa immaginare. Ha segato le sbarre, si è calato dalla finestra con delle lenzuola annodate e, una volta a terra, ha scavalcato il muro di cinta – alto sei metri – usando un rampino ricavato assemblando manici di scopa. Il tutto approfittando del personale ridotto per le festività, che si è accorto della fuga solo a cose fatte.

Una fuga da fumetto che rimanda all’immaginario collettivo della banda bassotti di Carl Barks. Un episodio clamoroso, che si è svolto in uno dei penitenziari più sorvegliati del Bel Paese. Lo stesso che negli anni ha ospitato criminali e boss mafiosi del calibro di Totò Riina. A rendere il tutto ancora più incredibile le foto della cassetta degli attrezzi del latitante. Pappagallo, chiavi inglesi, seghetto, lima, scotch, chiodi, una colla millechiodi e altre ferraglie.

L’artefice di questa fuga rocambolesca è il 41enne Toma Taulant

L’artefice di questa fuga rocambolesca è il 41enne Toma Taulant, un cittadino albanese che negli anni si è macchiato di una serie di reati come spaccio, detenzione di armi e rapine. Sarebbe dovuto rimanere in carcere fino all’ottobre 2048, ma ora è ancora a piede libero. L’uomo è considerato “altamente pericoloso” ed è ricercato sul territorio nazionale e all’estero. Gli investigatori, che stanno passando al setaccio testimonianze e telecamere, non escludono che possa essere stato aiutato da qualcuno. D’altronde, Toma Taulant non è affatto nuovo a imprese del genere: questa è la quarta volta che si beffa dei secondini. Una vicenda che riaccende il dibattito sul grado di sicurezza nelle case circondariali ormai a corto di personale – secondo i sindacati -30% – ma sempre più affollate.

I precedenti del “mago” della fuga

La sua “carriera” da fuggitivo comincia nel 2009, quando scappa dall’istituto di massima sorveglianza di Terni. Nel 2013, invece, colleziona ben due evasioni. La prima dal carcere di Parma insieme a un altro detenuto, anche qui segando le sbarre e calandosi dalla finestra di una cella di massima sicurezza. Dopo 40 giorni di ricerche viene rintracciato in Belgio e trasferito nel carcere di Lantin, nei pressi di Liegi, in attesa di estradizione. In quell’occasione sfrutta una piramide umana eretta da alcuni detenuti, mentre altri complici lanciano una bomba all’esterno del carcere per distrarre le guardie. Il latitante viene infine riacciuffato e mandato a Opera, dove è rimasto fino al 7 dicembre.

di Angelo Annese

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