La lezione di un clochard
La lezione di un clochard
La lezione di un clochard
A quali conseguenze può portare l’indifferenza? Sembra parlarci anche di questo la morte di Martina, avvocato ucciso a Roma dal compagno. Indifferenza di chi si è voltato dall’altra parte e magari oggi si interroga su quello che poteva fare e non ha fatto, di chi avrebbe chiamato i soccorsi solo mezz’ora dopo lo sparo che ha ucciso la donna 34enne. Circostanza che merita di essere approfondita nei dettagli, magari per fugare il campo da dubbi che si aggiungono alla tragedia.
Eppure chi non si dà pace è colui che l’ha soccorsa, un clochard di nome Simone. Non si dà pace perché aveva le cuffie e stava ascoltando la musica, non ha sentito quella lite violenta. Non si dà pace perché l’ha vista morire davanti ai suoi occhi. Non si dà pace e dice che avrebbe dato la sua vita, per salvarla. Che la sua di vita, quella vita da emarginato, in fondo non ha poi così tanto valore. E invece la vita di Simone ha un valore immenso, anche se lui dice di no. Simone ci dimostra come che definiamo gli “ultimi”, gli emarginati, in una storia tragica come questa rappresentano il meglio dell’umanità. Ci dimostra che la violenza si ferma anche grazie a chi non si volta dall’altra parte. Non è servito a salvare Martina, e non è certo colpa di questo clochard. Ma è un messaggio che vale la pena tenersi stretto. Di un uomo che non ha pronunciato una sola parola in difesa di se stesso, che anzi si autoaccusa pur non avendo nessuna colpa. Mentre spesso, ed è successo anche in questo caso, si tende a puntare il dito e autoassolversi.
A Simone, che si incolpa per quelle cuffiette nelle orecchie, dovremmo dire grazie. E scusa, perché immaginiamo che l’indifferenza sia anche il suo, di pane quotidiano. Un uomo che non si è girato da un’altra parte perché probabilmente ha visto tanti, ogni giorno, farlo con lui.
di Annalisa GrandiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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