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Cyberbullismo: quei giovani fragili da proteggere

Ale è l’ultima vittima di un fenomeno odioso che i social hanno reso sempre più allarmante: il cyberbullismo
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Cyberbullismo: quei giovani fragili da proteggere

Ale è l’ultima vittima di un fenomeno odioso che i social hanno reso sempre più allarmante: il cyberbullismo
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Cyberbullismo: quei giovani fragili da proteggere

Ale è l’ultima vittima di un fenomeno odioso che i social hanno reso sempre più allarmante: il cyberbullismo
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Ale è l’ultima vittima di un fenomeno odioso che i social hanno reso sempre più allarmante: il cyberbullismo

Avere appena tredici anni e non riuscire più a vivere. Alessandro era poco più di un bambino, eppure per lui l’esistenza era diventata insopportabile: si è buttato dalla finestra di casa ed è morto. Alla fidanzatina aveva scritto: «Ti lascio, non ce la faccio più». Ale è l’ultima vittima di un fenomeno odioso che i social hanno reso sempre più allarmante: il cyberbullismo. Almeno sei suoi coetanei lo avevano preso di mira: usavano una app per mandargli messaggi anonimi di insulti e minacce. Lo invitavano a togliersi di mezzo, a farla finita.

Secondo i dati della Ong Bullismo Senza Frontiere tra gennaio 2021 e febbraio 2022 sono stati almeno 19.800 i casi di bullismo e cyberbullismo che hanno visto come vittime studenti della scuola primaria o secondaria nel nostro Paese. Cifre che non tengono ovviamente conto di tutto un sommerso di episodi che non vengono raccontati, per paura o per vergogna. Ed è impressionante il numero di morti che ogni anno vengono ricondotti a questo fenomeno: si parla di 200mila vittime nel mondo.

Forme di bullismo, di soprusi, sono sempre avvenuti: qualsiasi adulto tornando indietro con la memoria può ricordare momenti di violenza verbale ai danni propri o di qualcun altro. Il problema è che oggi l’uso e a volte l’abuso dei social non ha fatto altro che ingigantire la portata del fenomeno. Anche a livello temporale: le vittime vengono ‘bombardate’ 24 ore su 24 da questi messaggi di insulti e i più fragili, quelli che non riescono a prenderne le distanze, finiscono per credere di essere macchiati per la vita. Oltretutto per questi giovanissimi l’uso compulsivo dei vari social azzera fino alle estreme conseguenze la distanza fra virtuale e reale.

Agli adulti resta però la responsabilità di monitorare il più possibile quello che avviene in Rete: nella vicenda di Alessandro così come in molte altre, vittime e aguzzini sono tutti minorenni. Per un genitore può essere sgradevole doversi trasformare in un ‘controllore’ ma si tratta del primo, necessario step per evitare che questo fenomeno si diffonda ancora di più. Alle volte, un po’ più di attenzione può significare salvare una vita.

di Annalisa Grandi

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