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Da Valganna a Rogoredo, spacciatori nel bosco

In mezzo agli alberi, tra la fitta vegetazione nel bosco, si nascondono vere e proprie basi per spacciatori.
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Da Valganna a Rogoredo, spacciatori nel bosco

In mezzo agli alberi, tra la fitta vegetazione nel bosco, si nascondono vere e proprie basi per spacciatori.
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Da Valganna a Rogoredo, spacciatori nel bosco

In mezzo agli alberi, tra la fitta vegetazione nel bosco, si nascondono vere e proprie basi per spacciatori.
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In mezzo agli alberi, tra la fitta vegetazione nel bosco, si nascondono vere e proprie basi per spacciatori.
Ci sono zone che nell’immaginario collettivo sono sinonimo di quella quiete e quella tranquillità che si ritrova lontano dai grandi centri abitati. Ma quelle aree verdi e boschive rappresentano un obiettivo anche per la criminalità. Succede in Valganna, provincia di Varese, fra la vegetazione e i sentieri che vengono percorsi da turisti e appassionati di camminate all’aria aperta: in mezzo agli alberi, tra la fitta vegetazione, si nascondono vere e proprie basi dello spaccio. Accampamenti di fortuna, tende e bivacchi, stanno a segnalare le zone in cui i pusher si nascondono e portano avanti i loro traffici.

Siamo abituati a immaginare che problematiche di questo tipo riguardino più i grandi centri urbani, le metropoli; invece qui da anni la situazione è fuori controllo. E nonostante gli interventi, complice proprio la caratteristica dell’area, si fa fatica ad arginare il dilagare del degrado. E pure della violenza: a giugno un 25enne marocchino era finito in ospedale dopo essere stato letteralmente torturato da altri spacciatori. La sua colpa? Aver provato a invadere un territorio già ampiamente presidiato. Qualche settimana prima un italiano aveva ricevuto lo stesso trattamento e anche lì si era trattato di regolamenti di conti interni alle bande di spacciatori.

Per terra, camminando in mezzo ai boschi, si trova di tutto: a cominciare dai resti dei bivacchi, fino ad armi e bossoli. E ancora, libri paga degli spacciatori dove vengono registrate le dosi vendute. Se ne parla meno rispetto ad altre realtà: per chi vive a Milano esempio ne è il famigerato boschetto di Rogoredo. Eppure per chi vive in queste zone la situazione è drammatica. Anche perché a comprare quella droga, che scorre a fiumi tra gli angoli più reconditi dei boschi, sono molti giovani che in questi piccoli paesi ci vivono. I genitori disperati provano a lanciare allarmi, c’è stata una raccolta firme, ci sono stati diversi interventi per cercare di porre un freno a una situazione che sembra però incontrollabile. C’è un consigliere comunale, Matteo Bariani, che da tempo si batte perché se ne parli. Perché accendere i riflettori su certe situazioni significa spingere affinché gli interventi siano più incisivi. Quei boschi, perfetti per delle passeggiate autunnali, sono diventati pericolosi soprattutto per chi con il mondo della droga non c’entra nulla.

Sullo sfondo rimane il tema di condanne definitive che, quando ci sono, arrivano con tempi lunghissimi. Così anche chi viene arrestato torna presto in libertà. E quindi a spacciare. Solo spezzando il circuito è possibile risolvere il problema. Intanto, è importante accendere i riflettori, soprattutto su quelle realtà minori che sono magari meno conosciute ma dove la situazione è ugualmente fuori controllo.

di Annalisa Grandi 

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