Dal mulino alla moda. L’Italia saluta Nerino Grassi
Dal mulino alla moda. L’Italia saluta Nerino Grassi, scomparso oggi all’età di 94 anni. L’imprenditore mantovano che trasformò un collant in un simbolo pop e industriale
Dal mulino alla moda. L’Italia saluta Nerino Grassi
Dal mulino alla moda. L’Italia saluta Nerino Grassi, scomparso oggi all’età di 94 anni. L’imprenditore mantovano che trasformò un collant in un simbolo pop e industriale
Dal mulino alla moda. L’Italia saluta Nerino Grassi
Dal mulino alla moda. L’Italia saluta Nerino Grassi, scomparso oggi all’età di 94 anni. L’imprenditore mantovano che trasformò un collant in un simbolo pop e industriale
Se n’è andato oggi, 23 ottobre 2025, all’età di 94 anni, Nerino Grassi, l’imprenditore mantovano che ha trasformato un collant in un simbolo pop e industriale. Si è spento nella sua casa di Castiglione delle Stiviere, circondato dall’affetto della famiglia. Con lui scompare un pezzo d’Italia che ha costruito futuro filando sogni e lavoro.


Nato nel 1931 a Medole, in provincia di Mantova, figlio di una famiglia di mugnai, Grassi apparteneva a quella generazione che seppe cambiare il destino del Paese passando dall’Italia agricola a quella industriale. Nel 1966, insieme alla moglie Erminia e ai fratelli, fondò a Castiglione delle Stiviere la società che sarebbe diventata Golden Lady Company. La missione era chiara: produrre calze di qualità, accessibili e moderne, capaci di coniugare comfort quotidiano ed eleganza. Il suo percorso racchiude la parabola di un’Italia intera. Dalle macine dei mulini al filo dei collant, dalla civiltà contadina alle prime fabbriche moderne, dalle tradizioni locali a un mercato globale.

“Dal mulino alle calze” non è solo una formula giornalistica, ma la fotografia di un Paese che nel dopoguerra seppe reinventarsi. Golden Lady nacque così: lasciando alle spalle il grano per abbracciare la fibra, trasformando un prodotto umile in un oggetto carico di estetica e significati sociali. Dal piccolo calzificio mantovano al colosso internazionale il passo non fu breve, ma frutto di una visione precisa. In pochi anni Golden Lady conquistò il mercato interno e si espanse all’estero, aprendo già nel 1969 una sede commerciale in Germania. Seguì un percorso di crescita attraverso acquisizioni di marchi storici come OMSA, SiSi, Philippe Matignon, Filodoro, fino alla creazione della catena retail Golden Point, presente nelle principali città italiane ed europee.

La strategia era innovativa: verticalizzare la produzione, controllare l’intera filiera, puntare sulla ricerca tecnologica e sul design senza recidere i legami con il territorio mantovano. Golden Lady non fu soltanto un brand di successo, ma divenne un fenomeno popolare e mediale. Le campagne pubblicitarie degli anni ’80 e ’90, trasmesse in televisione e stampate sulle riviste, segnarono un’epoca. Uno spot del 1986 mostrava il prodotto in slow-motion su gambe scolpite, con un jingle che rimase nella memoria collettiva.
Nel 1990 la cantante Anna Oxafu protagonista di una campagna diventata iconica: una femminilità moderna e accessibile. E nello stesso anno Kim Basinger prestò il volto a uno spot internazionale che proiettò l’azienda italiana sullo scenario globale. Indossare un paio di calze Golden Lady non era solo un gesto quotidiano, era sentirsi parte di un’estetica italiana che univa supermercati e passerelle.

La scomparsa di Nerino Grassi segna la fine di un’epoca. Non era un volto da copertina, ma dietro il marchio Golden Lady c’erano la sua determinazione e una visione capace di trasformare un distretto di provincia in un polo produttivo internazionale.

Un’identità appartenente a quella generazione di imprenditori che costruirono il Paese “filato dopo filato” con lavoro, comunità e radici. In un presente dominato dal fast fashion e dalla delocalizzazione, la sua lezione resta un faro, non c’è innovazione senza radicamento, non c’è futuro senza territorio. Con Nerino Grassi se ne va un protagonista silenzioso ma decisivo della grande storia del Made in Italy. Dal mulino alle calze, la sua parabola racconta la forza di un’Italia che sapeva trasformare la semplicità in eccellenza. Resta il vuoto della sua scomparsa, ma anche l’eredità di un imprenditore che, filando sogni e lavoro, ha vestito il corpo e insieme raccontato un Paese.
Di Serena Parascandolo
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