Architetto, classe 1962, il cittadino giordano è finito nella blacklist del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e aveva ricevuto il foglio di via da Milano nel 2024

Mohammad Hannoun, volto noto delle mobilitazioni pro-Palestina in Italia e presidente dell’Associazione dei palestinesi d’Italia, è al centro di una maxi inchiesta antiterrorismo che ha portato all’arresto di nove persone accusate di aver finanziato Hamas per oltre 7 milioni di euro sotto la copertura di attività umanitarie. L’operazione, condotta da polizia e guardia di finanza e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, ha portato all’emissione di misure cautelari in carcere e al coinvolgimento di tre associazioni. 

Per gli inquirenti Hannoun Mohammad Mahmoud Ahmad, questo il nome completo, avrebbe avuto un ruolo centrale nella gestione e nel coordinamento di associazioni formalmente impegnate in raccolte fondi umanitarie, ma in realtà utilizzate in parte per sostenere Hamas o associazioni ad essa collegate. Le risultanze investigative parlano di una quota superiore al 71% dei fondi raccolti destinata direttamente all’organizzazione o a enti a essa collegati o controllati. Dal 2001 a oggi, e in particolare dopo il 7 ottobre 2023, sarebbero stati convogliati verso Hamas 7.288.248,15 di euro, sottratti alle finalità dichiarate e alle esigenze della popolazione civile di Gaza.

Accanto ad Hannoun figurano altri nomi ritenuti strategici dagli inquirenti. Tra questi Dawoud Ra’Ed Hussny Mousa, indicato come referente di Hannoun nella cellula italiana, e Al Salahat Raed, anch’egli membro del comparto estero di Hamas e, dal maggio 2023, nel board of directors della European Palestinians Conference, dove avrebbe operato in stretto contatto con Majed Al Zeer. Anche Al Salahat viene indicato come parte integrante della struttura italiana dell’organizzazione. Nato nel 1962, cittadino giordano, Hannoun vive a Genova da anni, dove esercita la professione di architetto. Nel capoluogo ligure ha anche sede l’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (Abspp), fondata nel 1994 e da lui presieduta.

Negli ultimi mesi Hannoun ha partecipato attivamente alle manifestazioni a sostegno della popolazione di Gaza, diventando una figura di spicco e un riferimento per una parte del movimento pro-Pal. Non è la prima volta che il suo nome finisce sotto la lente della magistratura: già nei primi anni Duemila era stato indagato dalla procura di Genova, con un procedimento poi archiviato. Sul piano internazionale, l’anno scorso Hannoun era finito per la seconda volta nella blacklist del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che lo accusa di essere tra i principali finanziatori di Hamas. Inoltre, nel novembre 2024 gli era stato notificato un foglio di via da Milano per “istigazione all’odio e alla violenza”. 

Il provvedimento è stato poi prorogato, dopo le nuove frasi giudicate di carattere istigatorio. Nell’agosto 2025 Hannoun aveva respinto ogni accusa durante una manifestazione milanese per Gaza, definendo “una bufala” il fatto di essere stato etichettato come un leader di Hamas, e dicendosi “semplicemente un palestinese impegnato da decenni nella lotta per i diritti del suo popolo” e un “simpatizzante di Hamas come lo sono di ogni fazione che lotta per i miei diritti”. Le sue posizioni hanno acceso lo scontro politico e ora, con gli arresti e le accuse di finanziamento al terrorismo, la vicenda di Mohammad Hannoun sembra entrare nella sua fase più delicata.

Fratello Hannoun: “Noi ci sacrifichiamo con soldi ma loro con sangue“

“Noi ci sacrifichiamo con i soldi e il tempo, ma loro con il sangue”. E’ quanto avrebbe detto il fratello di Mohammad Hannoun, Awad, in un dialogo intercettato il 9 agosto 2024 all’interno dell’auto utilizzata da uno degli indagati con l’accusa di aver finanziato Hamas, Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud, detto Abu Falastine. “Va bene…Loro senza di noi vanno avanti? Senza di noi, senza quelli all’estero non andrebbero avanti ” replica Dawoud nella conversazione da cui emerge, sottolinea il gip, la “consapevolezza dell’importanza del ruolo svolto dal comparto estero” e lasciando intendere che “senza il loro finanziamento economico non riuscirebbero ad andare avanti coloro che sono all’interno del territorio per poter sostenere il movimento”. 

Nel dialogo i due stanno commentando la nomina di Yahya Sinwar a capo di Hamas, dopo l’uccisione di Ismail Haniyeh. “Noi… – risponde il fratello di Hannoun, Awad – questo movimento è circolare…la nostra generazione si è sacrificata molto”.