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Maurizio De Giovanni criminalità

De Giovanni: salvare i ragazzi a rischio camorra. Se necessario, revocare patria potestà

Insegnanti, assistenti sociali, psicologi ben pagati e con poteri diretti per provare ad arginare alla base il fenomeno della criminalità minorile. Le parole di Maurizio De Giovanni

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Insegnanti, assistenti sociali, psicologi ben pagati e con poteri diretti per provare ad arginare alla base il fenomeno della criminalità minorile. Le parole di Maurizio De Giovanni

Insegnanti, assistenti sociali, psicologi ben pagati e con poteri diretti per provare ad arginare alla base il fenomeno della criminalità minorile. Maurizio De Giovanni, una delle penne più famose e apprezzate d’Italia, fa parte del Comitato anticamorra per la legalità di Napoli (tra i componenti ci sono tra gli altri, Paolo Siani, Sandro Ruotolo). E’ ancora attonito per le circostanze che hanno portato all’omicidio del 15enne Emanuele Tufanoincensurato da famiglia di incensurati – che si è verificato un paio di giorni fa nel cuore del centro storico di Napoli, durante una rissa a colpi di pistola tra bande di adolescenti. Duecento metri di proiettili che alle 3 di notte hanno colpito auto, negozi. 

“Poteva esserci chiunque per strada, uno come me che tornava dalla presentazione serale di un libro, oppure chi non riusciva a prender sonno ed era in giro per fare due passi. Siamo di fronte a una situazione da cui non vi è riparo, che riguarda tutti: istituzioni, scuola, genitori, ordine pubblico. E sarebbe un approccio errato localizzare il problema, che non è solo di Napoli o del Mezzogiorno”, spiega lo scrittore a La Ragione, “Si tratta di bambini, ragazzi di cui si serve la criminalità organizzata perché poi non sono perseguibili, ragazzi che inoltre davanti agli occhi hanno continui riferimenti alla violenza. Sento in queste ore giustamente di potenziamento della videosorveglianza e della presenza delle forze dell’ordine, condivido in pieno, ma è la cura del sintomo, non del problema alla radice”.

Secondo De Giovanni, il primo argine deve essere collocato altrove. “Si deve puntare su assistenti sociali, psicologi, maestri, maestri di strada. Devono essere ben pagati e dotati di un potere diretto. Faccio un esempio: l’assistente contatta la mamma di un ragazzo che ha abbandonato la scuola e si sente dire che lei non può nulla? Poi lo stesso assistente si fa carico della segnalazione ad una struttura della Repubblica che procede alla revoca della patria potestà. Servono poteri diretti e nessuno sconto”. 

Lo scrittore napoletano inoltre invita anche alla revisione dei criteri sulla dispersione scolastica, che nel territorio napoletano è segnalata in lieve calo nell’ultimo anno. “Se un ragazzo non va a scuola per 15 giorni e poi si ripresenta, per poi assentarsi di nuovo a lungo, non risulta tra i “dispersi” ma certo non frequenta la scuola. Quindi, vorrei sapere della continuità scolastica dei ragazzi, è un fattore dirimente, vorrei ci fosse maggiore attenzione e trasparenza sulla rilevazione dei dati”. 

Dalla morte del 15enne napoletano e dagli ultimi episodi di cronaca nera riguardante i minori emerge l’accesso sempre più ricorrente alle armi: “E’ diventata una consuetudine per i ragazzi, non solo quelli da aree problematiche,  portare in giro il coltello. Sul facile ricorso alle pistole, non saprei neppure da dove cominciare, neppure in Rete, per procurarmi un’arma, ma c’è in giro una quantità di armi che fa riflettere. E’ una questione molto grave”.

di Nicola Sellitti

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