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Delitto Pescara

La banalità del vero male

Nelle parole dei magistrati c’è il film dell’orrore di un delitto, quello di Pescara, in cui con il passare delle ore continuano a emergere particolari sempre più agghiaccianti

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La banalità del vero male

Nelle parole dei magistrati c’è il film dell’orrore di un delitto, quello di Pescara, in cui con il passare delle ore continuano a emergere particolari sempre più agghiaccianti

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La banalità del vero male

Nelle parole dei magistrati c’è il film dell’orrore di un delitto, quello di Pescara, in cui con il passare delle ore continuano a emergere particolari sempre più agghiaccianti

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Nelle parole dei magistrati c’è il film dell’orrore di un delitto, quello di Pescara, in cui con il passare delle ore continuano a emergere particolari sempre più agghiaccianti

“L’unico vero intento di cagionare sofferenza e morte”. Una “inclinazione oltremodo violenta”. Nelle parole dei magistrati c’è il film dell’orrore di un delitto, quello di Pescara, in cui con il passare delle ore continuano a emergere particolari sempre più agghiaccianti. Violenza, sprezzo per la vita umana, mancanza di qualsiasi pietà. C’è tutto questo in un omicidio che sconvolge come già detto anche perché maturato in un contesto tutt’altro che disagiato. In quelli che definiremmo, e dovremmo smettere di definire così “bravi ragazzi”. Quei “bravi ragazzi” hanno ucciso un loro coetaneo per poche centinaia di euro, hanno infierito sul suo corpo, lo hanno preso a calci mentre implorava pietà. E sono andati a farsi un bagno al mare. Bene fa il padre dell’unico del gruppo ad aver assistito all’omicidio e che ha scelto di parlare a dire che non si assolve, come papà. Anche se suo figlio ha parlato, anche se è stato lui, carabiniere esattamente come il padre di uno dei presunti assassini, a convincerlo a collaborare. 

Dietro questi ragazzi ci sono genitori che evidentemente non hanno capito, o non hanno voluto vedere. Anche se a volte, vedere è difficile. Sta di fatto che sempre più spesso delitti di questo genere si verificano in contesti che nulla hanno a che fare con il disagio sociale. E allora deve esserci qualcosa di più profondo. Di più agghiacciante. Di più pericoloso. Qualcosa come il totale sprezzo della vita altrui da parte di chi, dalla vita, ha avuto tutto. Tranne forse qualche no. 

di Annalisa Grandi

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