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Femminicidi: l’orrore sempre uguale

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Certo che ci sono anche uomini uccisi da donne e maschi vessati da femmine, ma i numeri contano e sono impietosi

Femminicidi: l’orrore sempre uguale

Certo che ci sono anche uomini uccisi da donne e maschi vessati da femmine, ma i numeri contano e sono impietosi

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Femminicidi: l’orrore sempre uguale

Certo che ci sono anche uomini uccisi da donne e maschi vessati da femmine, ma i numeri contano e sono impietosi

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Che dice un genitore ai propri figli, se li sente commentare il barbaro assassinio di questa ragazza nel meglio della sua vita, ieri a Milano? Cosa risponde a delle domande dirette?

Non ci sono consigli da dare, parole da raccomandare. Chi scrive ha figli maschi e una figlia femmina e sente la responsabilità di un’educazione – quella sì – che dia gli strumenti per rispondere. Per orientarsi.

Per difendersi. In una società così moderna, sicura di sé ed emancipata eppure percorsa da un così alto numero di uomini che continuano a non saper fare i conti con la realtà. Con la fine di una relazione. Con un No.

Perché oltre qualsiasi statistica, analisi psicologica, studio sociologico, si torna sempre lì: questa serie di delitti tutti uguali, sin quasi nei dettagli, sono figli – nella gran maggioranza dei casi – della banale incapacità di accettare la fine di una storia, un rifiuto, il desiderio altrui di andare avanti.

Se un uomo premedita fino nei dettagli cosa vuol fare, si procura le copie delle chiavi di casa della sua compagna, arriva armato di un coltellaccio da caccia e sa perfettamente di doversi introdurre o con la forza o con l’inganno nell’abitazione – come ieri a Milano, zona nord del capoluogo lombardo – è guidato da un’idea ben precisa. Maligna, eppur chiara e soprattutto ineluttabile: far scontare a quella donna la colpa suprema di averlo rifiutato.

E con il rifiuto della storia, il rifiuto di sé, di tutto ciò che rappresenta. Nella sua mente fuori controllo, si intende.

Certo che ci sono anche uomini uccisi da donne e maschi vessati da femmine, ma i numeri contano e sono impietosi. Ancor peggio quello che spesso c’è dietro questi numeri: il fallimento dell’uomo che nega sé stesso, la sua dignità. E inneggia in modo scandaloso e turpe all’amore scambiato per puro possesso.

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