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Fleximan “eroe” dell’Italia senza regole

“Fleximan”, l’eroe del contado, dice molto sull’atavica anima anarco-ribelle che in Italia non si è mai del tutto sopita
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Fleximan “eroe” dell’Italia senza regole

“Fleximan”, l’eroe del contado, dice molto sull’atavica anima anarco-ribelle che in Italia non si è mai del tutto sopita
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Fleximan “eroe” dell’Italia senza regole

“Fleximan”, l’eroe del contado, dice molto sull’atavica anima anarco-ribelle che in Italia non si è mai del tutto sopita
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“Fleximan”, l’eroe del contado, dice molto sull’atavica anima anarco-ribelle che in Italia non si è mai del tutto sopita
Cosa ci dice – perché ci dice eccome – la grande popolarità di “Fleximan” fra non pochi nostri concittadini? Perché, fatta la tara alla goliardia e ironia social, per tanti questo personaggio che se ne va in giro nel Nordest con il flex a segare gli autovelox in qualche misura assurge alla dimensione di “eroe vendicatore”? La risposta più ovvia la conosciamo tutti: perché riduce in brandelli gli odiati strumenti di rilevazione della velocità che portano a migliaia di multe e concede più che un po’ di “respiro” agli automobilisti (gli autovelox vengono sistemati abbastanza in fretta) soprattutto la soddisfazione di una vendetta contro l’amministrazione-sanguisuga di turno. Almeno percepita come tale. Tutto vero, ma c’è dell’altro, nel momento in cui si decide di inneggiare a chi è a tutti gli effetti un delinquente: l’atavica anima anarco-ribelle che in Italia non si è mai del tutto sopita. Quell’idea che l’autorità in qualche modo ci voglia fregare e ci mangi in testa, approfittandosi dei deboli e finendo per essere sempre indulgente con i “potenti”. Così, “Fleximan” che percorre il Nordest a segare i pali degli autovelox piace, nella misura in cui non ci piacciono le regole e continuiamo a considerarle in qualche misura un sopruso, almeno un’esagerazione. Certo fa specie che questo tifo per il vandalo delle statali sia fiorito, per esempio, in quel Veneto che decanta l’autonomia, la “libertà” dal potere centrale, con tutto il suo carico vessatorio di regole e tasse. Cosa c’è, infatti, di più locale – differenziato, per usare un termine di gran attualità proprio in queste ore – dei limiti e delle relative sanzioni imposte dalle amministrazioni comunali? Qui lo Stato è lontano, non c’entra nulla, ma certe antipatie sono radicate e andrebbero considerate con grande attenzione da chi ritiene che un potere “vicino” sia necessariamente ben voluto. Forse è così, ma solo sino a quando possiamo prendercela con qualcun altro. La verità è che se detesti le regole e gli appelli alla sicurezza ti annoiano non c’è narrazione politica che tenga e ti ritrovi con “Fleximan” eroe (un po’ ridicolo) del contado. Di Fulvio Giuliani

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