Gemona, l’autopsia conferma: madre e compagna hanno strangolato e smembrato Alessandro Venier
Gemona, madre e compagna hanno strangolato e smembrato Alessandro Venier. La conferma dell’autopsia
Gemona, l’autopsia conferma: madre e compagna hanno strangolato e smembrato Alessandro Venier
Gemona, madre e compagna hanno strangolato e smembrato Alessandro Venier. La conferma dell’autopsia
Gemona, l’autopsia conferma: madre e compagna hanno strangolato e smembrato Alessandro Venier
Gemona, madre e compagna hanno strangolato e smembrato Alessandro Venier. La conferma dell’autopsia
Gemona. Le prime indiscrezioni trapelate dall’autopsia eseguita sul corpo di Alessandro Venier lo scorso 13 agosto hanno confermato che la morte è avvenuta per strangolamento. Le analisi, inoltre, hanno riscontrato che c’è stato un “depezzamento” del corpo. Questi elementi vanno a rinsaldare le dichiarazioni della madre reo confessa, Lorena Venier, che ha compiuto l’omicidio insieme alla nuora Mailyn Castro Monsalvo. Il corpo è stato smembrato in più parti: gli arti inferiori, il torace, l’addome e il capo.
Un piano diabolico che l’infermiera di 61 anni e Mailyn Castro orchestravano da sei mesi, da quando è nata la figlia di Alessandro Venier. Sarebbe stata Mailyn a istigare la suocera, le donne subivano pestaggi e soprusi continui. La vittima era una persona aggressiva e violenta, un patito di armi che faceva vivere le donne in un clima di terrore. Era tristemente noto alla comunità di Gemona e aveva precedenti per droga. Su di lui pendeva una sentenza passata in giudicato per lesioni aggravate a un collega e una richiesta di condanna. Alessandro Venier rischiava il carcere e perciò voleva scappare in Colombia portando con sé moglie e figlia. “Mailyn era in pericolo e lei stessa mi aveva detto che l’unico modo per fermarlo era di ucciderlo – ha raccontato la donna – non si poteva più attendere. Eravamo terrorizzate.”
Lo scorso 24 luglio, la sera dell’omicidio, Alessandro Venier torna da lavoro: la fuga in Sud America per evitare la galera è prevista per il giorno seguente con una data segnata sul calendario. Nella villetta tutto è pronto: il blister di farmaci, il barile e la calce comprata una settimana prima. Le donne gli offrono una limonata imbottita di barbiturici, ma lui rimane vigile. A quel punto Lorena Venier decide di fargli due iniezioni di insulina per scongiurare ogni eventuale reazione. La conservava da 5 anni, da quando l’aveva rubata in ospedale con l’intento di suicidarsi. Passano sei lunghe ore di agonia in cui le donne hanno tentato più volte di soffocarlo, prima con un cuscino e poi a mani nude.
Alessandro Venier però continua a respirare, fino a quando Mailyn decide di usare i lacci delle scarpe. La moglie del 35enne a quel punto ha tirato con tutte le sue forze facendo leva con il piede. È notte fonda quando il corpo viene segato in più parti per poi essere occultato nel bidone riempito di calce. Un lenzuolo bianco steso sul pavimento per non sporcare l’autorimessa, mentre Mailyn culla tra le braccia la figlia di sei mesi. Il piano della madre era quello di portare il corpo tra i boschi “dove lui diceva che voleva fossero destinate le sue spoglie” e poi, una volta ottenuta la pensione, sarebbe volata in Colombia dalla nuora e dalla nipote.
Il quadro accusatorio parla di omicidio premeditato, con occultamento e vilipendio del cadavere in presenza di un minore. Mentre l’avvocato della signora chiede la perizia psichiatrica, Lorena Venier si dice pentita del suo atroce gesto, anche se sentiva di dover difendere la nuora “è la figlia che non ho mai avuto. Era in pericolo di vita e non volevo che la portasse in Colombia.” Stando al racconto della donna in quei giorni le minacce di Alessandro Venier si erano fatte sempre più pesanti: “Ti porto in Colombia e ti annego nel fiume, tanto laggiù non ti cerca nessuno.”
Il corpo è stato rinvenuto dai carabinieri lo scorso 31 luglio, a 5 giorni dalla scomparsa. I militari erano giunti nella “villetta degli orrori” dopo una telefonata confusa di Mailyn al 112: “No Lorena… Aiuto… Venite in via dei Lotti”. E ancora: “Mia suocera vuole ammazzare suo figlio”. Sul posto Lorena Venier ha provato a minimizzare la versione della nuora sostenendo che stesse delirando a causa della depressione post partum. Gli agenti però hanno incalzato Mailyn che di lì a poco ha indicato il garage nel quale hanno rinvenuto i resti in decomposizione.
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche